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Stasera,12 agosto, al Teatro di Ferento va in scena “Elena” di Euripide

Riceviamo e pubblichiamo

Viterbo,12.8.24

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Un classico in genere poco rappresentato, che è però un’innovazione nel panorama delle tragedie greche: “Elena” di Euripide sarà in scena lunedì 12 agosto (ore 21.15) al Teatro romano di Ferento, con Silvia Siravo (nella foto), Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, per la regia di Nicasio Anzelmo.

Si tratta di una tragedia e costituisce il primo esempio che conosciamo di dramma a intreccio, in cui l’attenzione è rivolta a come si sviluppa la trama, mentre l’aspetto più propriamente tragico passa in secondo piano. Come in una commedia degli equivoci ante litteram, Menelao è convinto di avere con sé la vera Elena e di averla sistemata momentaneamente in una grotta, ma appena arriva a contatto con gli egiziani si trova davanti un’altra Elena, che oltretutto dice di non essere mai stata a Troia. La sorpresa, per l’eroe greco, non doveva essere da poco, e infatti in quest’opera il tragico sconfina continuamente nel comico, creando quindi un dramma godibile e dai toni lievi, suggellato dal lieto fine. Altri esempi di tragicommedie euripidee sono Ione e la perduta Andromeda, che risalgono agli stessi anni di Elena. Euripide mise in scena questo genere di opere quando aveva circa settant’anni, a conferma del fatto che nel tragediografo la sperimentazione di nuove forme teatrali non si fermò mai.

“Tra tutte le tragedie euripidee, quella dedicata a Elena – si legge nelle note di regia – è la più trasgressiva e innovativa: rovescia il mito di Elena. Euripide mette in scena la personificazione della traditrice per eccellenza e ne fa una donna ideale, fedele a Menelao e madre piena di rimpianti per aver abbandonato la figlia Ermione. Spogliata dal mito e dalla tradizione, la vera Elena per Euripide è stata condotta per volere degli dèi in Egitto, dove protetta dal re Proteo è rimasta fedele al marito, mentre a Troia, con Paride, vive un fantasma, fabbricato d’aria, in tutto e per tutto identico a Elena. Euripide si diverte a complicare la trama, già di per sé sorprendente nell’incostante oscillazione delle responsabilità divine e umane, creando un crescendo di situazioni al limite del surreale, fino a un imbroglio che permette a Elena e Menelao, nel frattempo entrato anche lui nel vortice della trama, di lasciare l’Egitto. L’impossibilità di distinguere tra apparenza e realtà e di conoscere la verità che emergono dal prologo si riveleranno un vero e proprio leitmotiv della tragedia. La figura di Menelao, è anche lui, suo malgrado, protagonista di una delle scene più umoristiche e, nello stesso tempo, riflessive della tragedia: quella del riconoscimento con Elena. È una tragedia anomala dato che la sua struttura drammaturgica l’allontana dalle altre tragedie, sia per contenuti che per forma. Di satira e di scene umoristiche ne sono piene le pagine di questa Elena euripidea. Il lieto fine imposto dal deus ex machina – conclude la nota – ricompone la tragedia tra le file del mito, presagendo l’immortalità di Elena e la vita sull’isola dei Beati di Menelao”.

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