di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,5.8.24
S’infiamma la polemica sulla nuova pavimentazione che si presenta oggi, dopo anni di lavori, sulla principale piazza cittadina. p.zza del Plebiscito, volgarmente della p.zza del Comune.
Una stampa oniline vicina alla Giunta, si spertica a giustificare i lavori compiuti (meglio ancora incompiuti, il resto sarà dopo Santa Rosa, addirittura a Natale) perchè tutti asseverati dalla competente Soprintendenza, quindi omologati, pertanto da ritenere “giusti”.
Ogni altra critica, tacciata di provincialismo, deve per l’autore del suddetto articolo, tacere.
I lastroni posti sulla piazza hanno il “bollino” di chi se ne intende: cioè degli architetti della Sopraintendenza (Ufficio pubblico emissione del Ministero per la cultura.)
Ma non basta. Ci vuole altro, per dichiarare corretto un restauro di un bene culturale. Serve una conoscenza locale dell’architettura che è diversa come presente in ogni luogo nel nostro variegato Lazio
Certamente, basta vedere le foto dell’archivio Galeotti per notare come era lastricata p.zza del Comune nei secoli passati prima dello sciagurato rifacimento in sampietrino del dopoguerra, per rendersi conto che gli storici lastroni di peperino avevano dimensione e composizione ben diversi da quelli che oggi appaiono messi in opera.
Il peperino viterbese, come lavorato in passato in un certo modo, forse tecnicamente oggi superato, aveva superfici “sbrozzolose”, mentre, nel secolo XXI°, essendo lavorato a filo, risulta liscio, come una marmetta “Giulioli” . Bella differenza !
Certamente il progetto presentato alla Spraintendenza parlava di sostituzione dei sampietrini (tipico riverstimento delle sgtrade di Roma e mai di Viterbo) con lastre di peperino e di conseguenza non ha avuto problemi concedere il vial ibera alla sostituzione. Ma, i progettisti del restauro della piazza, hanno indicato ai funzionari della Sopraintendenza della qualità dei materiali lapidei vulcanici (vulgo peperino) che si sarebbero usati ?
Pensiamo proprio di no, perchè altrimenti il “bollino” non ci sarebbe stato.
Il restauro del piano stradale della piazza che ci si aspettava era quello storico ante campietrino, cioè con lastroni, magari, anche irregolari, ma di vero peperino viterbese e non lastre lisce, biancastre, che fanno apparire il piancito come cemento di un parcheggio di un centro commerciale.
Passati decenni era “naturale” che non fossero più disponbili i lastroni rimossi all’epoca della successiva “sampierinatura”, perchè, ad uno, ad uno, i lastroni potrebbero oggi solo essere visibili nelle recinzioni di nuove ville private dopo fatto un acquisto chissà dove e come perchè.
Ma, allora, se proprio si voleva riportare la p.zza del Comune all’antico, cioè nel fondo stradale come progettato e realizzato nel XVI° secolo, si dovevano utilizzare ben altri tipi d lastroni, e, se proprio non poteva esserlo perchè gli antichi andati “smarriti” si doveva lasciare le cose com’ erano.
I fondi del PNRR si potevano utilizzare per ripristinare gli storici lampioni di cui mai si è parlato.