13092024Headline:

Il “grido di dolore” di Remo Parenti,pres.Confagricoltura Viterbo-Rieti, sullo stato della agricoltura nella Tuscia

Il dr.Remo Parenti

Riceviamo e pubblichiamo

Viterbo,19.8.24

“Tutti nella vita attendiamo qualcuno o qualcosa, noi agricoltori da anni attendiamo chi  abbia le competenze e la volontà di scrivere una nuova politica agricola nazionale che possa compensare i tanti aspetti negativi di quella politica agricola europea ideologizzata e incapace  di intuire la realtà del  mondo agricolo italiano, così distante e così diverso dagli uffici di Bruxelles.
Questa attesa sta però diventando troppo lunga:  le emergenze sono ormai divenute strutturali e così le difficoltà di tante aziende agricole. Sui cinghiali è stato detto tutto e fatto nulla. Attendo per lo meno una risposta alle varie richieste fatte da Confagricoltura locale e regionale riguardo alla corresponsione di un risarcimento pronto e totale a fronte dei danni ogni anno più gravi inferti alle colture. Se oltretutto dovesse essere vera la notizia che parla di un fondo di 550.000 euro stanziato per risarcire gli agricoltori di tutto il Lazio, allora ci troveremmo di fronte ad un provvedimento che andrebbe in direzione opposta a quanto richiesto. Vista l’entità dei danni avuti solamente dai nostri agricoltori viterbesi e reatini, l’importo stanziato coprirebbe sì e no il 20% di quanto stabilito dai sopralluoghi effettuati dai funzionari regionali. Fosse confermato tale importo, dovremmo riflettere con calma su quali azioni perseguire di fronte a scelte inaccettabili che scaricano sugli agricoltori errori e indecisioni sommatesi nel tempo. Ma veramente nessuno capisce che se devo vendere il mio grano duro a 26/27 euro al quintale, inferiore anche nominalmente alle 55.000 lire del 1986, con i costi di produzione mai così alti, con le criticità dovute al cambiamento climatico, la parte di raccolto distrutta dai cinghiali è già una perdita secca? Come è possibile ancora pensare di indennizzarci con una percentuale ridicola e magari dopo 4/5 anni? Mi chiedo quanto tempo potremo ancora riuscire a tenere aperte e vitali le nostre aziende, mi chiedo perché le Istituzioni preposte non intervengano almeno per correggere una situazione che porterà, se protratta, alla fine di un mondo, quello rurale, così importante per tanti nostri territori. Noi di Confagricoltura siamo consapevoli di tutto ciò e pronti a difendere gli agricoltori, testimoniando il loro profondo disagio con ogni mezzo e modalità, purché nei limiti della legalità e del rispetto verso gli altri. Non lasceremo nulla di intentato affinché il nostro lavoro e le eccellenze da noi prodotte possano ancora per gli anni e le generazioni a venire essere apprezzate e considerate di primario interesse economico, sociale e culturale per le province di Viterbo e di Rieti”.

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