Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,30.6.24
Mercoledì 3 luglio prossimo al Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo alle ore 18.30 torna Dacia Maraini.
Ad un anno di distanza ci onorerà di nuovo della sua presenza per raccontare il suo passato doloroso vissuto per alcuni anni in un campo di concentramento giapponese, descritto mirabilmente nel suo libro poetico Vita mia edito da Rizzoli. Le sue memorie in un campo di concentramento giapponese nel 1943, dove venne rinchiusa insieme alla sua famiglia.
“È il 1943 Dacia Maraini ha sette anni e vive in Giappone con i genitori e le sorelline Toni e Yuki. Suo padre Fosco insegna all’Università di Kyoto, sua madre, Topazia Alliata, è felicemente integrata nel tessuto della città. Il sogno è la pace, si pensa che la guerra finirà presto. Tutto precipita, invece, quando Fosco e Topazia decidono di non giurare fedeltà al governo nazifascista della Repubblica di Salò. La coppia e le figlie vengono portate in un campo di concentramento destinato ai traditori della patria”.
Sono due anni estremamente difficili per la famiglia Maraini che nonostante tutto resiste alle angherie, ai soprusi con estrema dignità’.
Il padre Fosco arriva a tagliarsi l’ultima falange del dito mignolo della mano sinistra, gesto fortemente simbolico per la cultura giapponese, che gli restituisce il rispetto dei comandanti del campo di concentramento.
Azione drammatica gli vale una capretta che, con il suo latte, sfamerà in parte i deportati fino alla liberazione da parte delle truppe americane.
Libro intimo, poetico, dolce e duro come la vita che conduce all’Inferno e riporta alla luce.
Libro dal quale traspaiono l’immenso amore e la stima profonda verso i suoi genitori, il suo faro, la sua guida nel cammino della vita.
Libro che rende la vicenda personale un affresco della storia mondiale e degli orrori della guerra vista con gli occhi di una bambina di 7 anni.
Racconti struggenti, drammatici, strazianti, che non lasciano mai spazio alla disperazione, ma al contrario tengono sempre in vita la speranza.
“La musica e le poesie hanno la capacità sfoltire la realtà’ delle sue pene”.
Lo stile fluido, elegante rendono il libro quasi un romanzo, che dal pathos iniziale si scioglie in un elogio della cultura, della lettura, della conoscenza che permette di aprire la mente e abbattere i confini.
“I libri mi hanno resa europea per sensibilità’, valori e conoscenza, italiana per lingua”.
Il libro si conclude con la speranza che le comuni radici europee della Francia, dell’Italia, della Spagna, dell’Inghilterra guidino verso una comunione di intenti.
“Ora forse siamo arrivati a capire che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono e che i paesi piccoli e chiusi con altezzosità nei loro confini vengano divorati dai più grandi se non si alleano fra loro”.
L’ orrore della guerra, sembra suggerire Dacia, non ha vinto sulla speranza del bene comune.
Di tutto questo si parlerà mercoledì 3 luglio al Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo.
La saggista Rosella Lisoni dialogherà con dacia Maraini, letture di Anna Maria Fausto: docente Unitus e performance di Pietro Benedetti: attore, regista e narratore di comunità.
Per partecipare e’ richiesta la prenotazione scrivendo alla mail:
drm-laz.muviterbo@cultura.gov.it
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