di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,22.4.24
Giancarlo Gabbianelli, confusionario politico sin dall’ultimo scorcio del secolo pasato, ma comunque di salto in salto tra i partiti della Destra, diventato Sindaco di Viterbo dove ha regnato dal 1999 al 2008 quando si dimise al termine di una discussa consigliatura. Dopo, il comm.Gabbianelli, è praticamente uscito dalla politica perchè nessuno lo ha candidato per qualcosa. Egli, però, anche se come Cincinnato ritiratosi in campagna, non ha smesso di far politica, ma non direttamente, ma per interposta persona.
Da qui parte la sponsorizzazione al movimento messo in atto dalla Dr.ssa Chiara Frontini, di indubbia cultura di centro destra, per sparigliare le carte del centro-destra viterbese, per di più gradito agli elettori.
E siamo ai giorni nostri. Per un pugno di voti, nel 2018 Chiara Frontini non sale al seggio di Sindaco, ma l’impresa gli viene offerta su un piatto d’argento, proprio dalle divisione del “classico” centro destra nel 2022.
Gabbianelli dietro le quinte. Oggi, di questa scelta politica ne vediamo le conseguenze.
Affidarsi a dilettanti di politica, bravissimi a fare opposizione, ma del tutto incapaci governare, ne abbiamo a Viterbo la dimostrazione più vera.
I chiaroscuri della politica gabbianelliana visti già ormai da 15 anni riemergono.
L’analisi politica dell’attuale amministrazione comunale viterbese non merita neanche attenzione. E’ un fallimento.
Gabbianelli ed il Direttore di “La Fune” (Roberto Pomi) sono gli unici che “difendono” la Frontini, ma entrambe appaiono come quel famoso soldato giapponese che, da solo, su un’isola, continuava a combattere a guerra finita.
Hanno però entrambe ragione. Non può essere un’indagine giudiziaria a travolgere un risultato elettorale, prima che almeno questa giunga ad epilogo e sia incompatibile con la prosecuzione del mandato.
Ma di certo, se Giancarlo Gabbianelli e Roberto Pomi, difendano la loro pupilla, a prescindere, essi hanno il prosciutto sugli occhi per non vedere come vadano le cose a Viterbo.
Certamente sciacalli, quelli che gridano alle dimissioni per i “guai” giudiziari, non altrettanto, però, quelli che gridano dimissioni per il bene della Città attualmente male amministrata.