Redazione
Viterbo,7.3.24
Negli anni 80 il sito di Pian de Cangani ini territorio del Comune di Montalto di Castro venne individuato come il migliore per costruire una mega centrale nucleare. Le amministrazioni comunali dell’epoca e quelle successive hanno plaudito la scelta che dava al Comune non soltanto notorietà, ma un’occasione di lavoro e, sopratutto vantaggi per le comensazioni economiche offerte (e prima pagate) perchè ci fosse una presenza di un’importante impianto energetico.
Poi, come è andata, si sa. Dopo anni di lavori quasi al termine, ma costellati da fallimenti di imprese, di problemi sindacali per i lavoratori licenziati, uno sciagurato referendum pose pietra tombale sul destino nucleare italiano. Un porticciolo costruito per lo scalo delle navi fornitrici di materiale radioattivo e prelievo dei loro scarti, venne costruito e demolito. La centrale elettrica, venne prima riconvertita a gas, poi ad idrocarburi tradizionali, ma. ritenuto poi, dopo aver speso soldi pubblici per 30mila miliardi di lire, chiudere tutto, perchè in zona un’altra centrale, quella di Tor Valdaliga era sufficiente per la produzione elettrica.
Nel territorio di Montalto, è rimasto un relitto edile industriale gigantesco diventato inutile, proprio su un tratto di costa ambientalmente pregiato che meglio doveva essere destinato al turismo ed alla conservazione dell’ambiente del litorale nord laziale.
Ogni tentativo di possibile reimpiego dei fabbricati, anche della stessa ciminiera alta oltre 200metri presentata come suggestivo punto di osservazione del panorama del vicino Argentario, è fallito. Ci fu, pure, qualcuno, che ipotizzò il sedime della Centrale come un possibile autodromo, deposito Amazon, etc.. La fantasia ebbe a sbizzarrisi, ma tutto è rimasto fermo, Restano le imponenti costruzioni delle 4 caldaie ed una miriade di tralicci elettrici in tutta la zona circostante.
Adesso, è accaduto che mediante una recente Sentenza del TAR, una Delibera comunale (n. 335 del 14 novembre 2017), che ebbe approvare la demolizione della centrale abbia resistito al ricorso presentato dall’ENEL. che, dovrà, in ipotesi di conferma nel giudizio successivo d’appello, distruggere il suo “gioiello”.
Certo, il Comune di Montalto che a suo tempo benedisse l’opera e ne sfruttò i compensi pagati e poi promessi per sempre, oggi è il “piccone demolitore” dell’immensa opera edile ancora presente nel suo territorio, e, giustamente, pretende da parte della proprietà di questo, il suo abbattimento.
Ma, con quali fondi l’ENEL potrà provvedere alla costosa demolizione ?
Forse facendosi restituire i soldi versati al Comune ? Non crediamo possibile, ma sarà sempre “pantalone” che pagherà trovando nelle bollette elettriche qualche “onere” in più.