di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,22.4.24
Fummo beffardi in un nostro articolo pubblicato su questo giornale il 28 novembre scorso (“Anche le pulci hanno la tosse”) quando commentammo l’evento che si era tenuto a Santa Marinella, dove i sindaci di otto comuni si erano dati convegno per promuovere la nascita di una nuova provincia nel nord del Lazio. Adesso, si è avuta notizia che il numero dei comuni isecessionisti da Roma-Città Capitale e della Provincia di Viterbo siano addirittura 13, in pratica, tutti quelli del litorale laziale nord da Fiumicino a Montalto di Castro.
Continuamo ad essere beffardi e, sempre non potremo che esserlo, quando la denominazione della nuova provincia sarebbe “Porta d’Italia” cioè sembra qualcosa pure che ricorda un noto centro commerciale. Cioè, si elimina ogni riferimento geografico.
Siamo contrari a ridurre l’Italia a pezzettini, figuariamoci il Lazio. D’accordo che il Lazio è una regione “multietnica” perche il sud, l’est ed il nord. furono in passato territori di regni diversi,pertanto con costumi e dialetti anche diversi., Ma tant’è da quasi un secolo.
A suo tempo, parliamo della seconda metà degli anni venti del secolo scorso, ci furono “battaglie” tra Viterbo e Civitavecchia perchè l’una o l’altra si contendevano il titolo il capoluogo della istituenda provincia a Nord,poi di Rieti che pretendeva la sua provincia che poi avvenne a scapito di territori regionali (Marche,Umbria ed Abruzzo) con ritaglio di quella di Roma, Allora,però, l’organismo provinciale costituiva l’unico decentramento nell’amministrazione nazionale. Oggi, con la istituzione delle Regioni, le Province sono in pratica diventati uffici decentrate delle rispettive regioni con compiti limitati
I mezzi di comunicazione tra gli uffici pubblici, ormai altamente meccanizzato per lo sviluppo della banda larga, hanno, di fatto annullato le distanze, perchè, da una trasmissione fisica degli atti, si è oggi a quella digitale.
Non c’è assolutamente bisogno di costituire nuovi enti territoriali decentrati, anzi il contrario. I costi per mantenere in funzione uffici con spesa ingente per palazzi, personale ed ogni altra necessità per un’attività amministrativa ha dei costi per la collettività.
Il “bisogno” di nuove realtà amministrative che si interpongano con i Comuni e le Regioni non esiste se non nella “sola” esigenza dei politici di creare nuove entità nella quali possano sguazzare.
E si, è proprio la classe politica che interesse costituire una nuova provincia. Proprio meno ai cittadini. Per il fatto che necessiti nella nuova provincia un Consiglio provinciale, un presidente, assessori, consiglieri, capigruppo, segreterie politiche,etc., tutti doppioni di altro, per essi cittadini si va a gravare un ulteriore onere oltre quello già dovuto ai comuni e delle regioni.
L’interesse costituire altra province soddisfa smanie di campanilismo, mai sopite, che. bene per un folcrore e la conservazione delle tradizioni locali, male,però, per lo spirito di unitarietà della nazione che va rafforzato ancorchè della collocazione europea dell’Italia.
Vedremo gli sviluppi, ma ci preoccupa pensare, che tanti sindaci, anzichè provvedere agli immediati bisogni delle loro amministrate popolazione si balocchino in progetti fantasiosi che ci si augura restino solo sulla carta.