riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,9.2.24
La protesta di noi agricoltori va avanti propagandosi lenta ma inesorabile, raccogliendo consensi di tanta parte della società italiana e anche qualche preoccupazione sul fronte ambientalista.
Tale posizione è dovuta al grande equivoco, forse creato ad arte dalla stessa Ursula von der Levyen, basato sul fatto che gli agricoltori, essendo contro il green deal, potrebbero non aver compreso la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle loro pratiche agronomiche. In realtà gli agricoltori sono contro il green deal inteso come politica agricola complessiva e contro un pacchetto di norme che avrebbero dovuto sì favorire la sostenibilità ambientale del nostro lavoro, ma che si basano su obiettivi decisi non da studi scientifici ma da scelte esclusivamente ideologiche e oppressive.
Se si eliminasse l’agricoltura europea, di fatto già ora la più sostenibile a livello mondiale, si sposterebbe solo il problema al di fuori del nostro “cortile”, causando intensivizzazione dell’agricoltura nel resto del pianeta, deforestazioni, maggiori emissioni di gas serra per il trasporto da un continente all’altro delle derrate agricole con un inevitabile aumento finale dei loro prezzi.
E avremmo eliminato l’agricoltura europea e lasciato il territorio ad un destino non chiaro e comprensibile. Gli agricoltori sono invece ben consapevoli di dover cambiare modo di produrre, non fosse altro per tutte le avversità climatiche subite negli ultimi anni, ma il nostro green deal si basa sulla ricerca scientifica, sulle biotecnologie, sulla bioeconomia, le energie rinnovabili, l’agricoltura 4.0 , sulla lotta integrata che affianchi le tecniche convenzionali in un quadro normativo tra i più severi e rispettosi dell’ambiente; ma soprattutto vogliamo essere ascoltati in modo da poter condividere la scelta degli obiettivi e delle soluzioni per raggiungerli.
Gli agricoltori sono stanchi di regole sempre più opprimenti e spesso assurde e protestano affinché ci sia un profondo cambiamento.
Credo che i consensi e addirittura gli incitamenti che ci arrivano da parte di tanta gente al di fuori del nostro settore sia dovuto proprio alla percezione che gli agricoltori stiano manifestando sicuramente per loro stessi ma anche per tutti quei cittadini che non vogliono un’unione europea delle multinazionali e di ottusi burocrati, ma un’Europa che dia ad ogni popolo, ad ogni suo cittadino la capacità di esprimere il proprio potenziale in qualsiasi campo delle attività umane, alla luce dei principi irrinunciabili di libertà, giustizia e dignità.
Remo Parenti presidente Confagricoltura Viterbo-Rieti