di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo.27.1.24
La cronaca nazionale odierna è piena di notizie di blocchi stradali operati da agricoltori che con i loro pesanti trattori rallentano ed addirittura bloccano strade. Ieri a Viterbo, oggi ad Orte, noto strategico autostradale.
L’intenzione è quella muoversi verso Roma e presentarsi in massa davanti ai palazzi del potere, però l’indirizzo della protesta nei confronti dell’attuale governo non è esatto. Non è piazza Colonna (palazzo Chigi), che bisogna andare, ma a Palazzo Europa in Rue de la Loi a Bruxelles.
Questo governo, meno, d’accordo dei precedenti tutti proni alle decisioni europee, sta lavorando in Europa per correggere tutti, ripeto, tutti gli errori commessi dalla comunità in materia agricola.
I passati governi nazionali italiani, a marca centrosinistra, non hanno lottato a favore dell’agricoltura italiana, si sono sempre allineati alle assurde istanze ambientaliste che negando uno sviluppo agricolo europeo, favoriscono quelle del resto del mondo, Cina in primis.
Costringere l’abbandono delle coltivazioni in cambio di un misera mancia data dal PAC, è stato l’inizio della fine di una vera indistrializzazione dell’agricoltura italiana. Per pochi spiccioli di PAC (sempre meno di anno in anno), tante aziende hanno rinuciato a coltivare ed hanno danneggaito i loro terreni lasciati a “set aside”, cioè sodi, incoltivati.
Altro che sviluppo agricolo !
Gli ambientalisti (quelli da salotto di citta) hanno accusato il mondo agricolo di essere inquinatore per l’uso di fitofarmaci, che, appunto, per decisioni continentali UE , sono stati in parte limitati cosi non favorendo le produzioni, ed anche che, addirittura, il gasolio utilizzato per le macchine agricole stia contribuendo all’inquinamento ed allo sviluppo di CO2, quando, è ovvio, che grosse macchine non possano che funzionare con motori endotermici.
Vi immaginate una ricarica elettrica di un trattore in aperta campagna dove non esiste rete elettrica memmeno per accendere una lampadina !
Nell’economia di mercato il prezzo delle merci viene autoregolato dalla domanda e dall’offerta, in agricoltura, invece, per i produttori questo principio non vale, essi, ma debbono sottostare all’offerta che il più delle volte proviene da gruppi di acquisto giganteschi (grande distribuzione) ed anche il prezzo fissato presso mercati extrauropei (per il grano a Chicago, per es.).
Non è l’agricoltore che fissa un prezzo, ma lo subisce.
E’ ovvio che il settore primario, agricoltura, non possa essere mai competitivo rispetto altre attività economiche e che l’attività agricola resti cenerentola economica benche produttiva del cibo che a tutti serve.
Gli agricoltori tedeschi, proprio quelli, in passato, beneficiati dalle politiche agricole comunitarie insieme ai francesi, hanno inziato a manifestare da giorni. Finalmente anche i nostri imprenditori agricoli, divisi nelle varie loro sigle sindacali, li stanno seguendo. Era ora !
Però, la protesta non è da indirizzare nei confronti dell’attuale governo italiano, che, da quando è in carica, si è dimostrato venire incontro al mondo agricolo, ma soprattutto nei confronti dei burocrati di Bruxelles che all’interno dello loro turris eburnea dettano disposizioni dannose proprio all’agricoltura mediterranea in difficoltà anche per le condizioni climatiche.
Non dettino leggi coloro che sono schiavi e succubi degli ambientalisti che per difendere i cinghiali, consentono la distruzione del lavoro dei contadini o di coloro che nella diffusione dei mezzi agricoli marcianti gasolio, vedono l’inquinamento delle città. Costoro, forse, non si ricordano che una ridotta produzione agricola nazionale determina aumenti di importazioni proprio dai paesi extraUE dove si produce di tutto con largo utilizzo di fitofarmaci, da noi proibiti, proprio quelli che determiano l’inquinamento del prodotto che diventa dannoso alla salute.
Si parta da Orte per arrivare a Brixelles, quindi !