Redazione
Viterbo,27.1.24
Nonostante sia previsto in Regione Toscana, per gli ambientalisti de noantri, la realizzazione di un impianto eolico viene ritenuto una ‘minaccia’ per la Tuscia. Infatti, il progetto prevede l’installazione di pale eoliche di grandi dimensioni nel comune di Pitigliano, ai confini con il Lazio nord. per cui “qualcuno” già si agita per far esprimere un NO a qualcosa che serve per lo sviluppo nazionale, come l’autonomia energetica, giustificando il danno che ne deriverebbe per lo sviluppo dell’avifauna.
La questione viene sollevata da Augusto De Sanctis, ambientalista, che afferma: ”Con grande sconcerto e preoccupazione ho letto sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica dell’avvio delle procedure di Valutazione di impatto e di incidenza nazionali del progetto della società Sorgenia finalizzato a installare sei grandi pale eoliche da 210 metri di altezza ciascuna a Pitigliano”.
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica, costituito da 6 aerogeneratori della potenza complessiva di 37,2 mw, un sistema di accumulo da 25m e relative opere connesse in località Rempillo nel comune di Pitigliano. I cittadini e gli enti interessati hanno tempo fino al 24 febbraio 2024 per presentare osservazioni sull’iniziativa.
”Da attivista ecologista – prosegue Augusto De Sanctis – ho partecipato negli ultimi due decenni a grandi lotte contro i progetti di estrazione di metano e petrolio nel nostro paese e per questo ho piena consapevolezza dell’urgenza di contrastare la crisi climatica in atto. Io stesso, per dire, ho installato il fotovoltaico a casa già nel lontano 2006 e in questi giorni ho staccato il gas da casa producendo gran parte dell’energia dagli impianti di produzione da rinnovabili che ho installato. Allo stesso tempo come cittadino, che ha a mente i valori costituzionali – aggiunge – sono convinto della necessità di salvaguardare la bellezza di alcuni territori che hanno caratteristiche paesaggistiche e naturalistiche di enorme pregio.
In questi anni ho provato stupore all’apparire notturno della rupe di Pitigliano. Nella Selva del Lamone ho percorso sentieri che ti portano in una dimensione onirica. L’impianto dista da questo sito Natura2000 protetto dalla UE solo 900 metri. Dagli altri siti del lago di Mezzano e dalla Caldera di Latera solo 1,5 km. L’eolico industriale è caratterizzato da torri alte oltre 200 metri; pale che ovviamente diventano gli elementi caratterizzanti di un territorio collinare. La percezione del paesaggio ne risulta completamente sconvolta con la sua banalizzazione. Le campagne della Maremma saranno simili a qualsiasi altro posto del mondo dominato da queste strutture incombenti perdendo così la loro peculiarità?
A una prima lettura della documentazione, avendo all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche nel settore dell’ornitologia – prosegue De Sanctis – non posso che esprimere da un lato sconcerto per il livello a mio avviso superficiale delle analisi degli impatti sull’avifauna, trattate in poche righe da un geologo e da un ingegnere nel cosiddetto studio di incidenza;
Ecco il “verbo” del De Santis che esprime la preoccupazione per l’impatto potenziale su specie molto rare presenti nell’area, come ad esempio il nibbio reale, che possono collidere con le pale o perdere habitat idoneo, considerata anche la vicinanza con siti di enorme valore naturalistico di cui gli animali ovviamente non conoscono i confini. Ciò anche in considerazione della grande qualità della campagna circostante, matrice ambientale in cui sono immersi questi siti». Per l’ambientalista «un paese equilibrato dovrebbe essere capace di pianificare attentamente il territorio sapendo riconoscere dove localizzare questi grandi impianti industriali così necessari. Sempre De Santis prosegue:” Ci sono aree fortemente antropizzate o con agricoltura intensiva oppure vaste aree marine dove inserire impianti eolici sia onshore sia offshore. Pitigliano, la Maremma, il Viterbese sono palesemente inidonei essendo oggi paesaggi straordinari. Auspico quindi – conclude Augusto De Sanctis – che si sviluppi quel dibattito che mi pare quasi assente su questo e su altri progetti nelle aree limitrofe”.