Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,28.12.23
VITERBO – L’associazione Gis – Gruppo Impianti Solari ha accolto con grande sorpresa la decisione di Maria Beatrice Ranucci, presidente di Coldiretti Viterbo, di ribadire con ancora più forza che gli impianti solari rubano terra all’agricoltura e che sono i dati scientifici a dimostrarlo. Nessuno di quelli dei quali – sostiene l’associazione – noi siamo in possesso sostiene questa tesi.
”Le caratteristiche del suolo importanti da monitorare in un impianto fotovoltaico sono quelle che accentuano o mitigano i processi di degradazione che più minacciano i suoli delle nostre Regioni – dice il Gis – Per citarne alcuni, la diminuzione della sostanza organica, l’erosione, la compattazione e la perdita di biodiversità”.
L’associazione cita uno studio pluriennale (2012-2016) effettuato dall’Istituto per le piante da legno e l’ambiente, controllato delle Regione Piemonte, dal quale è emerso ”che la presenza dei pannelli consente una maggiore conservazione delle riserve idriche e crea situazioni di temperatura più costante, almeno nello strato superficiale. Altro dato degna di nota è relativo al cosiddetto indice di Qualità Biologica dei Suoli (Qbs), migliorato di più nelle zone sotto pannello che nelle altre in risposta alla pioggia. Lo studio si è soffermato anche sul progresso della sostanza organica. Nelle aree sotto pannello risultava inizialmente molto bassa, ma si è poi verificato un aumento superiore rispetto a quello osservato fuori. In questo senso la presenza del pannello costituisce un cambiamento favorevole per i suoli”.
Per il Gis ”sostenere che i pannelli non pregiudicano l’uso agricolo delle superfici non è quindi “impossibile” come argomenta Coldiretti. Sulla base delle nostre conoscenze, gli impianti fotovoltaici non impediscono un domani di tornare a coltivare una determinata area, mentre in quelli agrivoltaici viene addirittura conciliata la produzione di energia con attività agrosilvopastorali. Richiamiamo a questo proposito la sentenza 8029/2023 con la quale il Consiglio di Stato, massimo giudice speciale amministrativo, ha rilevato che in questi terreni l’impianto è posizionato su pali abbastanza alti da consentire eventualmente alle macchine da lavoro la coltivazione agricola.
Vogliamo inoltre ricordare all’associazione che è praticamente vietato da tutti gli enti locali l’uso di diserbanti chimici per il mantenimento del campo fotovoltaico. Per pulire i pannelli Gis usa semplicemente l’acqua. Nei nostri impianti, le lavorazioni effettuate nella fase di cantiere e durante la manutenzione non hanno quindi effetti rovinosi sul suolo”.
Venendo ai numeri, il Gis ribatte a Coldiretti che sostiene che ”la Tuscia è la prima provincia del Lazio per pannelli solari e che “è un fatto che la superficie occupata dal fotovoltaico a terra è pari al 50% di quella agricola utilizzata con oltre 950 ettari”.
”È vero – dice l’associazione – che i pannelli fotovoltaici a Viterbo occupano una superficie di centinaia di ettari. L’edizione 2022 del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente specifica che nel 2022 erano 958,756 per la precisione. Non è però un “fatto” che questa superficie è pari al 50% di quella agricola utilizzata (SAU). Nello stesso documento viene sottolineato che i pannelli hanno un’incidenza pari solo allo 0,49% della SAU e allo 0,27% del territorio della provincia stessa. Interpellate da GIS, le persone che hanno fornito questo dato hanno chiarito che la percentuale del 50% che loro citano ad un certo punto nel report si riferisce al rapporto tra i pannelli nella Tuscia e quelli totali nella Regione, non alla SAU”.
Da allora, la situazione è leggermente cambiata: nell’edizione 2023 dello stesso rapporto, si rileva che, nel corso dell’ultimo anno, a Viterbo è stato realizzato un altro grande impianto su 34 ettari. La percentuale va quindi rivista al rialzo, ma non cambia in modo significativo. Altro aspetto degno di nota, è che nel rapporto si parla della superficie occupata dai pannelli come “consumo di suolo reversibile”.
A ulteriore dimostrazione del fatto che Gis – continua ancora l’associazione – non ruba terreno a nessuno, vogliamo precisare che sono spesso gli stessi coltivatori a rivolgersi alle nostre associate per sondare la possibilità di installare pannelli sulle loro terre. Anche quando il parere è positivo e l’impianto viene realizzato, il professionista non viene privato di quell’area ma continua ad amministrarla. Non è certo Gis che si occupa del bestiame che pascola sotto la struttura né di eventuali colture”.
”Gis – precisa l’associazione – è nata con l’obiettivo di promuovere, sviluppare e tutelare la produzione di energia da fonti rinnovabili tramite un uso intelligente e sostenibile. Il nostro scopo non è cambiato e siamo aperti al confronto con chiunque voglia condividere idee scevre da pregiudizi. Proponiamo quindi a Maria Beatrice Ranucci e al resto della Coldiretti Viterbo un incontro chiarificatore per far sì che la Tuscia non sia né sfruttata né perda alcuna opportunità interessante per il suo sviluppo e per un futuro meno legato ai combustibili fossili”.