di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,1.12.23
Nel giuoco del sistema per la nomina dei due vicepresidenti al Consiglio regionale del Lazio, di cui un seggio spetta alla maggioranza e l’altro alla minoranza, è uscito il Consigliere PD Enrico Panunzi, nostra vecchia conoscenza nella Tuscia.
Misteriose le dinamiche della minoranza di indicare Panunzi come idoneo alla carica che comunque prevede che il predestinato non abbia incarichi particolari di partito, ma solo militanza. In ogni caso, la vicepresidenza del Consiglio di un consigliere della minoranza, nonostante il reboante titolo, ha in realtà un’efficacia limitata. Presiede,infatti, il Consiglio solo in assenza del Presidente e dell’altro di maggioranza. Capita di rado.
Va osservato che la nomina gli è stata data dal Centro sinistra per la sua qualità di consigliere anziano
Qualcuno potrebbe pensare che avere in un’alta poltrona regionale un cittadino della Tuscia sia un “successo” per la Provincia di Viterbo.
Costoro, però, sbagliano, anche di grosso.
Aver collocato in alto Panunzi non è un successo per la Tuscia, anzi un handicap per il rinnovamento del’istituto regionale.
Panunzi è l’espressione del modo di far politica nel senso peggiore, proprio quello che dal popolo si chiede cambiare.
Le logiche di Panunzi sono le logiche del potere della sinistra a tutti i costi, proprio quelle che maturano nelle segrete stanze dei partiti, in particolare quelli di sinistra.
Nessun’innovazione potrà esserci con un Panunzi al “potere” della Regione Lazio, che, proprio per la presenza di uomini di apparato tipo Panunzi % C., hanno determinato la irreversibile crisi sociale ed economica della Regione.
Altto che novità sperate !
L’elevazione promossa alla carica odierna di Panunzi in Regione, a firma PD più a sinistra di sempre, probabilmente è il premio concessogli per non averlo candidato in un “posto sicuro” nelle passate elezioni politiche, dove il buon Enrico aveva posto speranze. In un certo mdo per temporaneramente ingessarlo. Forse qualcuno nel Centrosinistra teme la sua ingombrante personalità e preferisce relegarlo in Provincia, anzi in Regione, in una carica che in un certo senso lo tarpa.
Di certo, la Tuscia dal suo scranno non potrà ottenere nulla di più.