Redazione – Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo, 20.11.23
Leggendo qua e la sui fogli viterbesi, siano essi cartacei o telematici, si osserva ad una tenzone tra quelli che “al bar” criticano le scelte del Comune di privilegiare l’uso della bici rispetto l’auto, ritenuti quindi nemici del progresso, retrivi, proprio “veri” viterbesi come quelli che osteggiarono la ferrovia, l’autostrada ed ad un certo momento pure l’università ed alltri (pochi) che ritengono come “l’uovo di Colombo” sia la scelta della bici per rendere la città di Viterbo meglio vivibile.
I difensori della bici a Viterbo, si riferiscono alla pratica ciclistica “ordinaria” che si pratica, è vero, in molte capitali del mondo, vedasi Amsterdam in Olanda, o, in Italia, città come Ferrara, Ravenna, Latina ed in parte Rieti, tanto per non far nomi, per cui, la ricetta ciclovia rappresenta una novità assoluta come soluzione ai problemi del traffico auto.
Ma, sempre costoro, non considerano che Viterbo è una città in saliscendi, e non in piano come si descrive essere la ciclovia Carmine-Pila che prevederebbe solo salitelle, non da Mont Ventoux, è vero, ma certamente non alla portata di un normale cittadino.
Che poi dire la discesa verso il Faul sul semianello Ovest ? Roba da specialisti.
Quindi, non è il solito refrain dei viterbesi nemici del nuovo, ma realtà.
Infatti, non solo la conformazione della Città rende difficile l’uso della bici, ma le distanze l’ampiezza del territorio comunale sparge le residenze dei cittadini lontani dal centro, i quali, necessariamente, per arrivare negli uffici, nelle scuole, nei negozi non possono che arrivarvi, in auto o con il servizio pubblico di traporto.
Io, per esesempio, che ho occasione abitare a Roma Prati, un quartiere per dimensione ed abitanti pari Viterbo, ma in pianura, uso la bici regolarmente per gli spostamenti, quindi faccio volentieri uso della ciclabile dove c’è,anche se spesso lo trovo ingombra di runners e carrozzine con bambini. A Viterbo, da quando ho compiuto 14 anni, ho sempre circolato con un mezzo motorizzato, già adolescente dava fastidio fare v.le Trieste in salita. Figuriamocvi oggi a 78 anni, ,anche a pedalata assistita.
Allora, signori ciclofili urbani, sappiate che la ciclabilità urbana viterbese alla gente comune non interessa, le riesce difficile, anzi impossibile.
Servirà solo per far dire agli amministratori che si è fatto qualcosa per la vivibilità urbana, forse far risalire qualche punto in classifica nel report de “Il sole 24 ore”, ma non certo favorire la vivibilità quando un’arteria di scorrimento viene limitata e recintata per realizzare una pista ciclabile, peraltro pure inidonea per dimensione in larghezza, ma separata dalla carreggiata veicolare con un rialzo che solo potrà favorire futuri ribaldamenti di auto che vi andassero ad impattare.
A Viterbo, in bicicletta “per lavoro” non ci è mai andato nessuno e nessuno ci andrà mai, nemmeno sulle ciclovie. A Viterbo ci sono molti sportivi della due ruote, ma costoro non servono le ciclabili per i loro allenamenti, ma solo strade provinciali.
Risultato, soldi buttati al vento come al vento vennero buttati quelli per la ciclovia delle terme dove mai ho visto un ciclista.