Redazione
Viterbo,2,10.23
Il termometro politico in attesa delle prossime, ma ancora lontanucce, elezioni europee di giugno 24, si sta alzando e, la ricaduta, è già presente anche negli strati bassi di ogni amministrazione, sia essa, regionale, provinciale e comunale.
Il “ritiro” imposto ai suoi dalla sindaco Frontini per serrare le fila del movimento “Viterbo 2020” vincitore delle ultime votazioni comunali, appare un manifesto impegno della leader di evitare ricorse dei suoi consiglieri di maggioranza, ed anche assessori, verso altri lidi, certamente più sicuri nel tempo di qualsiasi lista locale vincente.
Appare pure che la stessa Frontini, alla cui scadenza del suo mandato di primo citadino scadrà fra quattro anni ed alla cui rielezione non crediamo ci sia qualcuno che lo preveda, stia cercando un futuro politico nelle prossime provinciali e regionali. Altrettanto i suoi sodali, che, assaggiato il “potere”, dificilmente se ne potranno privare in avanti, ma certo, un futuro politico non potrà esserci in un movimento paesano.
Ecco, che anche i responsabili dei partiti “nazionali”, come del resto, già iniziato a fare, stanno reclutando coloro capaci di ottenere preferenze, cioè, cacciatori di voti, a prescindere le loro qualità.
Clamoroso, per es., quanto sta avvenendo nella vicina Terni, dove il sindaco Stefano Bandecchi, capo di una lista cittadina, eletto a furor di popolo anche per essere lui il patron della squadra di calcio cittadina, è in predicato come candidato alle europee e, con uomini del suo movimento, si sta allargando per vincere nelle prossime “comunali” di Perugia. In pratica, un movimento politico, partito dal basso come lista locale per soddisfare bisogni della popolazione di riferimento, diventa un ascensore politico. Da sindaco eletto, di aspira alla presidenza della provincia, un posto in regione, e nei casi più “fortunati” perche capaci portatori di voto, anche più in alto: a Roma ed anche a Bruxelles.
Quello che sgomenta è che questo “rubandiera” non sia nel segno di avere nelle proprie fila personaggi di rilievo, ma solo di cacciatori di preferenze, quelle proprio che servono per far sopravvivere partitelli con difficoltà raggiungere la minima percentuale per entrare nelle “stanze” del potere.
Se poi ci saranno persone che “contano” elette nei nostri consessi amministrativi e politici per aver avuto il merito farsi preferire in virtù della loro notorietà e non già per la preparazione per le funzioni assegnate, non ci lamentiamo. Saremmo stati anche noi corresponsabili del “rubabandiera”, che in questa ipotesi non è l’innocente giuoco del fazzoleto.