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Rescrifina e Mattioli ci hanno raccontato della fine di Ferento, tra storia e leggenda

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Redazione

Viterbo, 7.8.23

Nell’ambito del “Ferento Teatro Festival 2023”, ieri sera 6 agosto, nell’Area Antiche Terme il giornalista Giuseppe Rescifina ed il sociologo Francesco Mattioli con la collaborazione del gruppo “La contesa”, che i suoi figuranti ha sottolineato il racconto, hanno ricordato ai presenti, tra il vero ed il fantastico, la fine della Città di Ferento nel 1172 ad opera dei Viterbesi.

Ferento era un’antica città romana, fondata molti secoli prima, I loro abitanti, di consolidata nobiltà, erano nel XII° secolo caduti in decadenza, mentre i vicini abitanti della “nuova” città di Viterbo erano nel pieno della loro forza e vigoria. Era pertanto inevitabile che tra loro scattassero scintille.

Forse per un amore tra una ferentano ed una viterbese e viceversa, si acquirono i dissidi, che ebbero il culmine quando i soldati di Ferento, che insieme ai viterbesi dovevano andare a combattere insieme a Nepi, mancarano all’appuntamento dato e si dettero al saccheggio della Città di Vtierbo.

Pan per focaccia, I viterbesi attaccarono i ferentesi in cammino di ritorno verso la loro città e fu carneficina. Nel giorno di capodanno 1172 i viterbesi attaccarono con il favore delle tenebre Ferento e fu la fine. Furono salvati solo i nobili poi ospitati a Viterbo nel nascente quartiere di S.Faustino, mentre il popolo scacciato nelle campagne dette origine al paese di Grotte s.Stefano.ma

Dopo la conquista di Ferento, però, l’insegna comunale si fregiò insieme al leone di quello di Ferento, cioè la palma, segno questo di “rispetto” per quella che fu un realtà sociale, battuta si con le armi, ma riconosciuta.

Misteri che ancora avvolgono coloro che si cimentano saperne di più. Viterbo, però, per la sua “bravata” fu anche sanzionata anni dopo dall’Imperatore Federico II che la tenne sotto assedio, però i ferentesi scampati a Viterbo si fusero con i viterbesi ed oggi, chissà quanti di noi, hanno nelle vene il sangue ferentese.

Il racconto letto e scritto a quattro mani da Resciina e Mattioli è stato sottolineato dalla prestazione scenica offerta dal Gruppo La Contesa che in costumi del XII° secolo ha sottolineato i passi salienti della narrazione.

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Era presente il Dr.Luigi Catalano Rossi Danielli discendente dell’aerchologo fai da te Luigi, che nella sua proprietà,scavò il teatro trovandolo intatto, in quanto all’epoca della distruzione di Ferento era ricoperto di terra, quindi non raso al suolo come il resto della città di cui oggi solo spunta diruta l’absisde della chiesa di San Biagio ed i resti delle terme insieme a quella che fu il decumano

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