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Ma che c’entra l’ANPI (Ass.Naz.Partigiani d’Italia) con le morti sul lavoro

Per alcuni: morti sul lavoro di serie A e morti di serie B

La colorata manifestazione

Redazione

Viterbo,9.8.23

Ieri, 8 agosto, di pomeriggio, a Vtierbo in una piazza della Repubblica nel tripudio di bandiere rosse, c’era la presenza dell’avv. Mezzetti presidente locale della Ass.Naz.le Partigiani d’Italia che ha partecipato insieme ai sindacati per una manifestazione contro le morti su lavoro.

L’argomento del raduno di sindacalisti in piazza è stata la recente notizia di un lavoratore nei campi morto di stenti e di caldo durante il lavoro nei canicolari giorni passati, meno, il ricordo degli operai italiani morti in Belgio Marcinelle nel lontano 1956.

Piena liceità dei sindacati di manifestare, però, costoro, al di la di parole, non dimostrano resentare alcunchè di positivo per dare soluzione al problema che ha determinato il decesso del lavoratore straniero Naceur Messaoudi durante l’orario di lavoro. Il mondo sindacale, sempre pronto a denunciare morti sul lavoro, si mobilita quando il morto sul lavoro è un operaio e non altrettanto quando a morire è un imprenditore o un lavoratore autonomo. Nessuno ha manifestato per la morte di Giacomo Chiapparini seppellito da migliaia di ofrme di grana padano della sua azienda.

La “triplice” sindacale ce lo spieghi.

Poi, cosa c’entrasse con la manifestazione di Viterbo la presenza di un dirigente locale dell’ANPI resta un mistero.

L’ANPI, associazione ormai divenuta inutile per la morte di tutti coloro che parteciparono alla guerra partigiana, non dovrebbe nemmeno più esistere. Resta solo come una “romantica” associazione che ricorda un passato trapassato, tale e quale come quella della “Continuità ideale” che lega i nostalgici del fascismo quando i loro aderenti sono nati anche decenni dopo la fine dell’esperienza fascista e quella della liberazione.

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