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La “Macchina di Santa Rosa” è un’attrazione turistica o una cerimonia religiosa ?

Sia una processione il Trasporto della Macchina, non spettacolo

Come fu da principio la Macchina di Santa Rosa

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,21.8.23

Da come si sta mettendo quest’anno l’organizzazione del trsporto della macchina di Santa Rosa la sera di domenica 3 settembre tutto appare che il Comune voglia dare a questo evento un’occasione per “fare il pieno” turistico nella Citta, dimenticando però che l’origine del trasporto fu per motivi religiosi.

Infatti, sin dal 1258 quando, per ricordare la traslazione del corpo di Santa Rosa Viterbo, si volle ripetere quella processione trasportando un’immagine o una statua della Santa illuminata su un baldacchino, che assunse nei secoli dimensioni sempre più colossali. Oggi, solo per sicurezza, c’è una direttiva “altius non tollendi” di 30 metri.

E’ ovvio che poter vedere dal vivo un trasporto di un attrezzo pesante circa 50 quintali nelle strette vie in discesa e salita del centro storico di Viterbo, può avere un interesse che vada oltre il significato religioso, cioè di quasi una prova sportiva, quasi prestazione da Guiness dei primati, però, il primo significato è quello che conta e che purtroppo è passato in secondo piano.

Al Comune con i suoi amministratori pro-tempore non interessa il significato religioso dell’evento, ma solo occasione per far cassa, riempire la citta di curiosi, senza però approntare per tempo un’organizzazione che ne favorisca la visione, ma solo imporre divieti che l’anno scorso sfociarono quasi in uno sciopero dei facchini.

Quello che “conta” per il Comune è la biglietteria dei posti a sedere nelle tribune, cosi facendo apparire il trasporto uno spettacolo e non gia il passaggio di una processione che per tradizione impone di devotamente segnarsi. Regolamentare ecomonicamente la visione del passaggio di una processione è già uno sfregio ai fedeli che vi assistono. Per partecipare ad una processione, anche da fermo, non vi possono essere spettatori di serie A ed altri di serie B. cioè i paganti ed in non paganti. La Macchina di Santa Rosa è di tutti, non solo dei privilegiati.

Per i viterbesi, veri (rimasti in pochi) il passaggio della Macchina è un momento di emozione, mai un evento diverso rispetto la devozione alla Santa che dall’alto del grande baldacchino processionale, ora Macchina di Santa Rosa, attraversa la sua Città benedicendola.

Mai, per loro, uno spettacolo.

Si riscopra il vero significato originario del trasporto e si allontani il concetto di attrazione turistica come la deriva attuale l’ha trafsormato.

Va ricordato e sottolineato che i facchini non sono solo robusti e prestanti atleti, ma devoti della Santa di cui hanno l’onore portarla benedicente nelle vie della Città e cosi rimarcare l’amore che Lei ebbe per Viterbo, proprio quello, invece, che non dimostra avere l’Amministrazione comunale solo impegnata alla promozione turistica l’evento della sera del 3 settembre di ogni anno mediante inviti di VIP e simili.

Sempre: “Viva Santa Rosa !”

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