Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo, 18.8.23
Il presidente Remo Parenti ritorna a scrivere di cinghiali un po’ sconsolato un po’ divertito da quello che sento e leggo da qualche tempo a questa parte. Dopo che per anni abbiamo inutilmente denunciato l’invasione dei nostri campi da parte di codesti animali, la loro incredibile capacità di riprodursi ed il pericolo in prospettiva che essi avrebbero rappresentato non solo per noi agricoltori, ora siamo arrivati alla inevitabile e prevista evoluzione del problema, con incidenti stradali sempre più numerosi, agricoltori che hanno smesso di coltivare e abitanti delle città che se li ritrovano dentro casa. Mal comune mezzo gaudio? In realtà mai come in questo caso tale proverbio potrebbe essere più sbagliato, come altrettanto sbagliato sarebbe considerare il problema cinghiali ormai di pertinenza dei soli sindaci. Certo, ognuno deve fare la sua parte, ma trovo del tutto inutile che i sindaci catturino a costi proibitivi e con procedure complicate degli esemplari che, all’interno delle città verrebbero immediatamente sostituiti da altri che vivono a ridosso di esse. Si stimano essere decine di migliaia i cinghiali presenti nella provincia di Viterbo: sarebbe come provare a svuotare il mare con un cucchiaio. Da parte mia invito tutti a riflettere e ad agire in base alle proprie competenze e responsabilità. Alla Regione in particolare spetta l’onere di recepire la volontà parlamentare e di buona parte della popolazione oltreché di tutti gli agricoltori e di tradurla operativamente, dando il via alle azioni necessarie e indispensabili per contenere i cinghiali al di fuori e indirettamente anche dentro i centri abitati. Confagricoltura non chiede necessariamente gli abbattimenti degli animali: per noi si possono sterilizzare, catturare, spostare, portare al mare in vacanza, qualsiasi cosa purché si faccia. Una considerazione: se è vero che in provincia di Viterbo vivono circa cinquantamila cinghiali, che la superficie del viterbese sono 360000 ettari, laghi di Bolsena e Vico compresi, che la parte cementificata o asfaltata di essi si aggira intorno ai 30000 ettari, ogni cinghiale ha a disposizione circa 5 ettari per vivere, mangiare e riprodursi. La stessa superficie che il biologo Fournier vorrebbe mettere mediamente a disposizione di ogni esemplare all interno del suo punto ristoro per cinghiali in zona Murialdo, forse non sapendo che tantissimi punti ristoro, comprensivi di mais e orzo, sono già da anni gentilmente offerti dagli agricoltori viterbesi in tutta la provincia.