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“Viterbo in festa” è passata. Era però necessario impegnare l’intero Centro storico ?

Cosa insegna la Kermesse viterbese di primavera 2023 ?

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,2.5.23

Per me,certamente no !

Per decenni, la manifestazione florovivaista che si teneva nel quartiere di San Pellegrino, pur avendo livelli altissimi di partecipazione, restava in un ambito ristretto, praticamente in una una bomboniera.

Il resto del Centro Storico restava libero.

Quest’anno, però, si è pensato in “grande”, forse, troppo in “grande” ed è stato “necessario” che tutte le vie e le piazze del centro urbano viterbese siano state impiegate.

Una volta si diceva: “Chiesa grande, devozione poca”, per far notare che tanto più vi è spazio disponibile, meno, però è il contenuto.

Sembra tutto che tutto sia andato bene. Grandi e piccini hanno “goduto” una Viterbo allegra, spensierata, disinvolta, solo per aver assistito a spettacolini improvvisati, balli, canti ed amenità varie, tipiche però di un periodo di carnevale e non di primavera.

Di cultura, proprio quella che a Viterbo dovrà essere promossa per andarsi a candidare con qualche speranza come “Città europea della Cultura”, nulla.

Non so cosa intendano per cultura gli attuali reggitori della Città e come l’Assessore alla bellezza Vittorio Sgarbi ne possa condividere le scelte, ma di certo, quella che si è potuta vedere a Viterbo in festa, è apparsa solo cultura di infimo ordine.

Per qualcuno, forse, un’esibizione di trampolieri, potrebbe essere una manifestazione culturale ed anche probabilmente lo può essere per tradizione secolare di questa pratica spettacolare, ma siamo, però, in una cultura non certo con la C maiuscola.

Aver invaso l’intero centro storico, aver difficoltizzato i superstiti cittadini residenti nei loro movimenti e nelle loro necessità di spostamento, turisti compresi costretti parcheggiare le auto in remota periferia, non credo sia stato il miglio mezzo scelto per rivitalizzare il centro storico ed affermarne i suoi contenuti culturali e storici.

Com tutti sappiamo, il centro storico viterbese ha difetti urbanistici enormi. Da un originario piano di città medioevale, si è passati ad un piano rinascimentale per poi finire attualmente in un centro ottocentesco che tutt’ora permane. Strade strette quindi, nessuna strada rettilinea, piazze di modeste dimensioni, tormento di saliscendi in alcuni punti che rendono difficili le mobilità del terzo millennio.

Ma tant’è ! Non possiamo far disegnare dall’arch. Haussmann la città di Viterbo come quando ai suoi tempi demolì mezza Parigi, per farla diventare Parigi e nemmeno che l’arch. Aronne lo tenti per disegnare Viterbo come Brasilia, ma la logica interviene per dire che a Viterbo una chiusura del Centro storico anche per tre/quattro giorni, non è possibile.

Si rifaccia certamente l’anno prossimo un’ edizione di “Viterbo in Festa”, ma che non debba per questo sequestrare l’intero centro storico.

Viterbo deve vivere., non solo di giocolieri, ballerini, giuochi di strada e compagnia cantante.,

Poi, tornando al discorso della vastità dell’evento e della conseguenza di una sua banalizzazione, si scelga, un luogo solo, Sia San Pellegrino, per es. e solo li ci si concentri per il massimo del risultato.

Il resto non serve.

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