di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,14.5.23
Quest’anno la “Festa della Mamma” sta passando in sordina.
Notizie di cronaca riempiono i media di eventi, quindi, quella che in passato è stato un evento da segnalare e commentare, non trova più posto se non molto indietro nelle pagine di giornali e notizie radio-tv.
Peccato ! Ma, sotto, sotto, però ci vedo il mutamento dei sentimenti dei cittadini e delle istituzioni che ormai non hanno interesse celebrare la MAMMA, cioè la donna che ci ha dato la vita.
Le scandalose teorie e le posizioni culturali e politiche che consentono in qualche luogo di questa nostro ormai pazzo mondo dell’utero in affitto, stanno affievolendo la “figura” della Mamma, cioè di colei, che non solo ci ha portato per mesi in grembo, ma ci ha consentito i primi anni di vita e tramesso i primi valori culturali
Festeggiare la Festa della Mamma non è un invito al consumismo e cioè un acquisto di qualcosa da regalare alla nostra mamma, ma riconoscere il suo ruolo fondamentale per la trasmissione della specie e con essa dei valori culturali di ogni etnia.
Gli sciagurati che intendono ottenere la trasmissione della specie utilizzando la maternità surrogata, sono mostri, infatti, essi negano il valore della mamma e trasformano la donna in una fattrice. Non si capisce come proprio coloro che si battono per i diritti delle donne non si rendano conto che una pratica di maternità surrogata è un’ipotesi di utilizzo del corpo della donna, proprio quello che intendono proteggere dalle insidie del maschio siano esse fisiche o morali.
Per la nostra cultura europea occidentale, piaccia o non piaccia a qualcuno, la figura della Mamma è centrale nel ruolo di esistenza della famiglia, cioè quella prima cellula di società, per millenni, fonte di trasmissione della esperienza umana dai tempi della uscita dell’Homo sapiens ad oggi.
Non si può negare come la figura della Mamma sia fondamentale nella società. Chi lo nega per scopi filosofici è nell’errore. Violare il concetto di mamma, cioè di una maternità naturale, è violare i principi naturali.
Viva quindi la mamma, viva quelle donne, che diventate madri, hanno raggiunto la loro maturità non solo sessuale, ma morale, per essere divenute protagoniste del piano divino della perpetuazione della specie, non però, quella solo animale, ma di culture e conoscenze. Ricordiamo che la perpetuazione della specie, nel caso degli umani, non è perpetuazione biologica, ma soprattutto culturale di esperienze millenarie che ci sono state tramandate almeno da 30000 anni e che oggi con consentono vivere diversamente dagli animali, i quali, come sono stati creati sono rimasti nei loro istinti.
Per noi umani, è stata proprio la nostra mamma ad averci fatto conoscere il mondo ed averci consentito trasmetterne le conoscenze ai nostri nipoti.