Redazione
Viterbo,5.4.23
Mentre la Città di Viterbo si dibatte nelle mille difficoltà quotidiane della sua Giunta per far quadrare i conti che mai tornano e schivare le critiche al suo operato, la “questione” aeroporto giace.
Soltanto un comitato spontaneo composto da poche unità si dimostra attivo, ma non riesce a concludere nemmeno una tavola rotonda con le realtà economiche ed amministrative della Città e di quelle interessate alla realizzazione di uno scalo aereo internazionale a Viterbo.
Per un programma di vaste proporzioni, come quello di trasferire Ciampino a Viterbo non bastano istanze cittadine, ma di un’intera regione (Alto Lazio), Umbria (Prov.Terni) e Civitavecchia (prov.nord Roma), ipotesi che non appare praticata se non a parole.
Di fatto c’è che l’aeroscalo di Viterbo, cosi com’è, ha ottenuto un finanziamento dall’ENAC di un milione di euro che è stato salutato dalla nostre autorità cittadine come una manna, ma in realtà una somma solo bastante per sistemare le vie di rullaggio e di sosta aerei di piccole dimensioni, non altro. La nomina dell’Aeroporto di Viterbo come scalo di primo livello, dice tutto e non dice niente. Soltanto un’etichetta per far chiudere la bocca a coloro che si sono stracciate le vesti alle decisioni a marcia indietro dell’ENAC, null’altro.
Sotto, sotto, l’ipotesi della creazione del “terzo scalo” a Frosinone prende corpo. Nel capoluogo ciociaro fanno già i conti della ricaduta economica di questa scelta. I media locali considerano cosa fatta, mentre a Viterbo si torna a discutere.
A “pelle”, praticamente la maggioranza dei cittadini sentiti in proposito, non d’accordo ospitare nel territorio cittadino un aeroporto delle dimensioni di un Ciampino, che, benchè azzoppato nell’attività dal TAR per motivi ambientali e di sicurezza, resta uno scalo capace di movimentare circa 5 milioni di passeggeri annui, comunque, oltre ai voli di stato, ha un attuale movimento di decolli ed atterraggi di oltre 5 ogni ora, uno ogni dieci minuti.
Per i più, un tale traffico non può essere gestito dal territorio di Viterbo ancorchè nelle more della costruzione del moderno aeroporto, siano completati i collegamenti viari e ferroviari con la Capitale.
In Europa, gli aeroporti “secondari” ai principali intercontinentali, per es. Parigi Beauvais, Londra Steansed, Bruxelles Charleroi, Francoforte Hahn, hanno traffico inferiore e, comunque, nessuno dei passeggeri in transito si ferma nelle relative cittadine almeno per un visitina turistica.
Allora, sarà certo che a Viterbo, che nessuno dei passeggeri in transito, quindi facciano scalo in partenza ed in arrivo, si rechino prima o dopo il volo a visitare la città, magari solo per cercare un taxi per raggiungere in fretta Roma.
Inutile quindi a Viterbo un aeroporto di grandi dimensioni, ma ottimo come scalo regionale a vocazione turistica, sul quale dovranno operare voli charter e voli privati per finalità diverse quelle solo commerciali. L’aeroporto di Viterbo è un ottimo sedime per le attività di addestramento piloti, quindi auspicabile la riapertura di una Scuola di Volo, anzi un’ Accademia, come in passato lo fu (diecine di piloti civili di linea si sono brevettati a Viterbo). E’ ovvio che un’attività di istruzione al pilotaggio di aerei non possa coesistere con quella di un movimento aeroportuale importante di oltre 5 movimenti orari di grossi aeromobili.
Comunque, per concludere, non crediamo che ci siano attualmente fondi per circa ottocento milioni di euro per creare un terzo scalo del Lazio.
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La soc. Aeroporti di Roma si terrà caro il suo gioiello “Ciampino” , quindi non spenderà un centesimo per altri scali diversi dal predetto aeroporto e quello di Fiumicino. La creazione di altre diverse società di gestione per aeroporti minori, come si è visto altrove in Italia, è subito abortita ed ha portato al fallimento degli enti creati.
E’ proprio vero, come scrisse Tomasi di Lampedusa nel suo “Gattopardo”: “cambiare tutto per non cambiare niente”.