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Per il Parco dell’Arcionello, ognuno dica la sua: tutti potranno presentare progetti per il rilancio

Il Parco dell'Arcionello di Viterbo, un tesoro nascosto,

Il presidente Romoli all’Arcionello con Lucia Modonesi
Alfonso Prota

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo, 21.4.23

Un’opera incompiuta, però, quella del Parco dell’Arcionello, che, partendo da Via Genova, rotonda via Belluno, abbraccia tutta la riva destra del Fosso Luparo (poi in città si chiama Urcionio) , quindi l’intero monte Palanzana, va a costituire un vero parco naturale urbano di Viterbo.

Dicemmo in un’occasione, il Bois de Boulogne di Viterbo.

Il Parco, ormai nato oltre quindici anni fa per iniziativa di un gruppo di ambientalisti (vedasi Antonello Ricci) è certamente stato utile per preservare la zona della Palanzana da aggressioni edificatorie, ma presto andato in “sonno” da parte della Provincia, prima, e dalla Regione poi.

La Direzione del parco, istituita dapprima presso la Provincia, ha collocato totem illustrativi della zona, ma poi, passata alla Regione, ha subito da parte di questa di ogni disinteresse.

Soltanto il C.A.I. ha provveduto a contrassegnare i percorsi e pubblicarli tramite le sue guide.

Va dato merito alla presidenza Romoli aver riscoperto l’Arcionello (famosa la sua gita con grande partecipazione popolare l’anno scorso) quindi dato nuovo impulso per il rilancio della Riserva.

Ieri, davanti a certo non numeroso pubblico, la Provincia ha organizzato un incontro programmatico volto ad ottenere qualcosa di positivo per questo rilancio. Tecnico incaricato è Alfonso Prota coadiuvato da Lucia Modonesi. Interessante notare che il piano di rilancio non sarà solo affidato ai predetti, ma sarà aperto a tutti che potranno far giungere agli Uffici di palazzo Gentili proprie idee e progetti per la redazione di un manuale di gestione. Ogni cittadino, quindi, potrà partecipare alla redazione del documento mettendosi in contatto con la Provincia mediante un form che sarà predisposto e pubblicato.

Il documento che poi sarà elaborato sarà poi, trasmesso alla Regione che dovrà approvarlo.

Ordinarie storie di burocrazia italica.

In che consista questo Manuale non è stato però precisato, probabilmente un atto che consenta la fruizione del Parco in modo ordinato e soprattutto indichi e contrassegni i sentieri nel bosco, la indicazione delle specie arboree ivi presenti, le tecniche di utilizzo dei prodotti del bosco stesso sottoposto a periodici tagli dei castagni, nonchè organizzare altrettante visite nelle zone della valle dell’Urcionio (Fosso Luparo) che conserva preistorici manufatti e più recenti archeoindustriali siti di cava di peperino.

Soltanto, dopo l’approvazione del Manuale, sarà possibile per la Provincia ottenere finanziamenti pubblici (e perchè no privati) per la messa in opera dei progetti.

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