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Viterbo, capitale europea della cultura europea nel 2033: un’utopia

Impossibile ottenere una assegnazione di Capitale Europea della Cultura

Editoriale

Viterbo,3.2.23

Che Viterbo abbia le qualità culturali per essere Capitale europea della cultura non ci sono dubbi. La città di Viterbo, nata all’alba del secondo millennio quando il continente europeo era saldo ed unito sotto la corona dell’imperatore e del papa, divenne nel giro del secolo successivo una delle capitali poltiche europee,

La Città di Viterbo, certamente frutto di una cultura europea, ha tutte le caratteristiche urbanistiche ed architettoniche delle città ad essa contemporanee e soprattutto, nel XIII secolo, fu nel continente una città importante al pari di Parigi e Londra.

Ma oggi ?. Solo un dignitoso capoluogo di provincia all’ombra di Roma, nulla di più.

Quindi, aspirare ad essere Capitale europea della Cultura è un azzardo, perchè le città concorrenti certamente avranno molto più da spendere, certamente meno in cultura, ma molto di più per accoglienza, fruibilità della citta e per la capacità organizzare l’evento.

Inutile per la sindaco Frontini strombazzare la candidatura anche in occasione dell’ultimo convegno del FAI -Fondo ambiente italiano – svoltosi recentemente in città e coinvolgere questa serie associazione nell’organizzazione, quando, almeno ad oggi, Viterbo è praticamente carente di strutture in grado ospitare una massa di turisti.

Si potrà dire, ma da oggi al 2033 ci sono dieci anni, tutto sarà possibile nel frattempo realizzare.

Ma no. la candidatura dovrà essere presentata ufficialmente anni prima, precisamente, nel 2028, anno nel quale dovranno essere presentati i programmi per ottenere la positiva scelta.

Ma, sino al 2028 sarà in carica la Giunta Frontini proprio quella che si è dimostrata sin dai suoi esordi priva di capacità organizzativa e programmatica anche di piccole cose.

L’abbiamo visto. Un’abboracciata mal riuscita storica manifestazione come il Trasporto della Macchina di Santa Rosa è finita sui media nazionali, poi, l’mpreparazione da parte del Comune per gli eventi per il Natale scorso solo suppliti da pro-loco , conseguenza: nessun Mercatino di Natale, una boiata pazzesca quello che è (dis)organizzato per lo scorso Carnevale, da ultimo, nessun San Pellegrino in Fiore ad aprile, in dubbio anche la Fiera dell’Annunziata a venti giorni dal 25 marzo per non dire dell’appalto rifiuti rimandato, del trasporto pubblico Francigena all’anno zero, per non parlare della Talete, del rappezzo delle buche stradale. Se non si realizza nemmeno il presente, figuriamoci per i programmi futuri in materia viabilità e vivibilità cittadina.

Quindi, dal mattino si vede il buongiorno. In queste condizioni sarà impossibile per Viterbo ottenere il titolo di Città europea della Cultura.

Sarà pertanto difficile, con questa Amministrazione, che la città di Viterbo si possa dotare, per es, di strutture alberghiere uniche in grado di ospitare gruppi organizzati al contrario delle diecine di B&B (troppi, quindi da limitare), quindi farsi realizzare una moderna viabilità con la Capitale, di una ferrovia degna di questo nome (raddoppio binario), di un aeroporto aperto al traffico civile, da ultimo, restando nel comune, di un servizio trasporto pubblico urbano, di parcheggi per auto, di espansione dei siti termali, di rilancio del turismo religioso presso il Santuario della Madonna della Quercia che fu, prima di Lourdes, sin dal XVI° secolo il massimo santuario mariano al mondo e la valorizzazione dei beni culturali attorno alla città.

Tutti questi programmi, comunque al minimo sindacale, latitano presso gli uffici comunali, se ne parla a parole, ma nei fatti, nemmeno un progetto. Certamente non si potrà aspirare far eleggere Viterbo Città della cultura Europea quando da adesso a cinque anni in poi sarà stata realizzata solo una pista ciclabile ed un vialetto passeggiata attorno alle mura.

Ce ne vogliono di caratteristiche per poter reggere una concorrenza con altre città candidate !

Purtroppo, dobbiamo rassegnarci subito, potremo almeno evitare brutta figura per una probabile, anzi certa, bocciatura.

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