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Per Papa Francesco, per la Santa Messa tutti i riti sono buoni, ma non in latino

Cosi anche si perde l'unità della Chiesa di Roma

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,8.3.23

La smania riformatrice della Chiesa Cattolica che manifesta Papa Bergoglio non investe solo l’organizzazione della Santa Sede, ma anche la liturgia, cioè il modo di celebrare i sacri riti, che non è solo un modus operandi, ma il rispetto di una tradizione che parte diecine di secoli fa.

I riti nella Chiesa Cattolica diversi da quello romano sono tanti, non lontano da Roma, semplicemente a Milano, esiste il rito ambrosiano seguito dai fedeli che rappresentano un’eccezione particolare che segue la storia di quella Diocesi. Anche in Portogallo, un diverso rito romano esiste, è quello mozarabica che si pratica a Braga. In Europa è consentito agli ex anglicani conservare usanze e tradizioni spirituali semprechè siano conformi alla chiesa Cattolica. Ma è in Oriente che diversi riti sono ammessi.

In area ortodossa sussiste il rito cattolico greco molto simile a quello dello scisma ortodosso, praticato da sacerdoti anche uxorati ma ossequienti al papa di Roma, nonchè il rito della Chiesa alessandrina, antiochiena, armena,e caldea e greco-cattolica ucraina. In Africa altrettanti vari riti sono stati ammessi da papa Francesco, in particolare quello zairese, che promette addirittura la creazione di un rito amazzonico. Però questi riti, si osservano da molti “classici”cattolici come derivanti da tradizioni pagane.

Una celebrazione dei sacri misteri della Santa Messa che avviene quindi in modo diverso dal messale Romano, con uso di lingue nazionali, viene approvato dal Papa di Roma, ma non altrettanto, però, dallo stesso Papa che cattolici possano liberamente usare la lingua latina, del resto lingua ufficiale della Santa Sede.

L’attuale messale romano, dapprima creato da San Pio VI alla fine del XVI° secolo, venne rieditato da Giovanni XXIII° nel 1962, poi, all’attuale, in lingua volgare, da Paolo VI°. Però, nessun atto aveva mai proibito l’uso del messale tridentino in lingua latina (cioè quello di S.Pio V°) sino alle recenti disposizioni di Papa Bergoglio che lo hanno proibito nel 2021 con il Motu proprio Traditiones custodes.

Su queste pagine abbiamo riferito del travaglio di una parrocchia del novarese che praticava il rito classico in difformità il divieto del locale Vescovo, che poi fece retromarcia.

Adesso, proprio nel tempo in cui la Chiesa Cattolica soffre per la sua unità causa gli atteggiamenti particolari assunti dal regnante papa, è importante per sanare le distanze, unificare al massimo il rito, anzichè polverizzarlo come la furia innovatrice vaticana desidera.

Non è, consentendo la pratica di riti diversi un avvicinamento delle chiese remote a quella di Roma, anzi.

In ogni caso, poichè il divieto di celebrazione secondo il rito tradizionale in latino è proibito nelle parrocchie, un vescovo americano, secondo il detto “fatta la legge, trovato l’inganno”, ha suggerito ai parroci depennare la loro parrocchia dall’elenco diocesano, quindi uscendo dal divieto, liberamente celebrare in lingua latina.

In conseguenza, la celebrazione della Santa Messa, altrimenti da una chiesa parrocchiale, è possibile e bene sarà che venga praticata, perchè i cattolici tradizionalisti, forse i veri traditiones custodes, non si sentano preferiti a coloro che celebrano con riti, lingue ed usanze di derivazione tribale e pagana.

La lingua della Chiesa cattolica universale è il latino e tale non può essere preferita ad alcun’altra. I cattolici di tutto il mondo si sentono un corpo solo in unione con Cristo con il comune linguaggio del “latinorum” E cosi sia.

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