Redazione
Viterbo,7.3.23
Probabilmente fu l’ironia di Trilussa sulla statistica che “distrusse” i suoi risultati quando egli scrisse in un sonetto che per la statistica ogni cittadino mangia un pollo, ma in realtà, mentre uno ne mangia due, un altro nessuno, che vale quando si legge che l’Ospedale di Belcolle entra nell’85esima posizione della top ten dei migliori 127 ospedali del Lazio.
Lo “certifica” il magazine statunitense NEWSWEEK, in collaborazione con una sconosciuta agenzia statistica d’oltreoceano
Addirittura, Belcolle si piazza all’ottavo posto nel Lazio lasciando indietro gli ospedali di Latina, Frosinone e Rieti, solo Roma gli è davanti, tra i dodici nosocomi esaminati dagli americani, decisamente lontani da viterbo oltre 3000miglia.
Ma quali sono stati i parametri del “successo” dell’Ospedale della nostra Città ?
Certamente non tecnici, perchè altrimenti non sarebbe stato possibile raggiungere il target che poi si è dato. Infatti, secondo gli attuari statistici americani il loro positivo sondaggio è giunto dal parere online (leggete bene:online) di 80mila medici, quindi dalla patient satifaction dei pazienti, dalla loro safety, poi dal rapporto medici/pazienti ed altri dati che in realtà non esistono quando ogni giorno la cronaca riporta casi clamorosa di malasanità, di fuga dei pazienti verso strutture private, di malfunzionamenti di apparecchiature mediche, in buon sostanza, un servizio sanitario ben lontano dalla realtà dorata espressa da NewsWeek che non è un giornale tecnico, ma scandalistico.
Il progetto World’s best Hospital, che pretende fornire il ranking mondiale dei migliori ospedali del mondo, ha tra suoi addetti esaminatori solo conoscitori a tavolino delle realtà ospedaliere, perchè, se avessero messo piede anche una sola volta nel Pronto soccorso di Belcolle e poi la sfortuna esserci ricoverati, il loro parere sarebbe stato ben altro.
Costoro, che dall’America si prendono briga giudicare ospedali di tutto il mondo, nel caso specifico di Belcolle, in occasione di una vera visita, avrebbero toccato con la mano lo stato della Sanità del Lazio targata assessore d’Amato ed, allora l’85 posto in classifica, ci sarebbe stato solo se si fosse iniziato a contare dall’ultimo dei 2300 ospedali esaminati.