Redazione
Viterbo, 28.3.23
Sempre dall’amico prof. Marco Fabio Fabbri ci perviene un suo contributo pubblicato su “L’opinione” che volentieri proponiamo come motivo di riflessione. F
Vladimir Putin e Xi Jinping, una amicizia ed una comunione di intenti mai smentita. Amicizia e pace è il motto che aleggia sull’incontro iniziato lunedì 20 marzo a Mosca tra l’eterno presidente cinese e lo zar Putin I. La discussione si è incentrata come da programmi sul progetto di una “cooperazione strategica”. Dopo oltre tredici mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, i due più grandi leader autocratici del pianeta si sono trovati nuovamente per pianificare un partenariato globale, su base geo-strategica, al fine di condurre le relazioni russo-cinesi verso una nuova era o un nuovo Ordine come dichiarato da Xi. Il vertice di Mosca è la prima visita di Stato in Russia del leader cinese in quasi quattro anni. Dall’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, i due leader si sono incontrati per la seconda volta, un primo dialogo si è svolto a settembre durante un vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai in Uzbekistan. Allora Xi e Putin avevano manifestato il desiderio di sostenersi a vicenda contro i Paesi occidentali. Questa volta gli accordi si basano su una dichiarazione congiunta sull’approfondimento delle relazioni di partnership illimitata e sulle relazioni strategiche che apriranno le porte ad una nuova era, come già dichiarato da Yuri Ouchakov consigliere diplomatico di Putin.
Ma dietro a questa apertura di Xi Jinping verso Putin, la cautela cinese è netta. Comuni denominatori importanti tra i due leader esistono, Xi Jinping condivide con Vladimir Putin lo stesso rigetto dei valori democratici occidentali, ma il gioco “cinese” è senza dubbio quello di sfruttare al massimo la guerra in Ucraina, o meglio la “questione” ucraina. Il multilateralismo è chiaramente un progetto che la Cina può sostenere, ha credibilità, energia, autoritarismo, un commercio capillare, idonei a costruire un’alternativa ad una globalizzazione monocorde.
Fresco di conferma plebiscitaria come presidente della Repubblica popolare cinese, per un terzo mandato che non ha precedenti, contornato da una corte di asserviti ministri, Xi Jinping ostenta tutto il suo imperialismo. L’attesa che possa risolvere la soluzione Ucraina è agognata da più parti, ma tale speranza offusca la visione globale che vede il presidente cinese ambiguamente giocare la carta del capo mondiale che traccia un nuovo equilibrio per il pianeta; magari sottovalutando le reali capacità di risolvere il “problema”. Da questa immagine dell’incontro si palesa soprattutto la posizione indebolita di Putin, che da tempo attendeva questa visita come fattore di credibilità internazionale e di una pseudo-alleanza tra Pechino e Mosca che potesse rinforzare la posizione del Cremlino. Ma quello che si nota, anche dalla “imperiale accoglienza” fatta a Xi Jinping, è come se un imperatore si degnasse di visitare un vassallo indebolito bisognoso di essere tranquillizzato. Questa vicinanza tra Russia e Cina è incatenata dal medesimo rifiuto di un mondo dominato dagli Stati Uniti, e strutturato sui valori “sedicenti democratici”; inoltre gli Usa sono l’unico ostacolo alle ambizioni imperialiste cinesi.
Il motto dei due autocrati è: dove si parla mandarino è Cina; come dove si parla russo è Russia. Tuttavia la Repubblica popolare cinese nel suo gioco di influenze non ha mai rischiato sanzioni, anche secondarie, per appoggiare Mosca. Senza dubbio nelle dinamiche commerciali la Cina ha ottenuto vantaggi, in quanto nel 2022 le sue esportazioni verso la Russia sono aumentate del quarantasette per cento, soprattutto favorite dall’energia acquistata a basso costo, che avvantaggia anche Giappone e India. È vero che russi e cinesi hanno anche una cooperazione nell’ambito delle esercitazioni militari, anche al largo della costa dello Zhejiang, che si affaccia su Taiwan, o intorno all’arcipelago giapponese, fattore che desta allerta e preoccupazioni. Tutto questo è importante per dimostrare a “tutti” la realtà e la solidità illimitata del partenariato sino-russo.
Tuttavia dietro la facciata Xi Jinping rimane prudente. Infatti Pechino si è astenuto ad ogni risoluzione delle Nazioni Unite sull’invasione dell’Ucraina. Ma l’intelligence Usa sostiene che la Cina potrebbe anche considerare la possibilità di vendere armi alla Russia; comunque Pechino probabilmente potrebbe non essere pronta a dare un colpo negativo alla sua economia già in difficoltà per aiutare Mosca. Anche se la Cina già colpita da sanzioni commerciali statunitensi, di fronte a eventuali nuove penalizzazioni, non avrebbe molto da perdere.
Ora Xi Jinping potrebbe dare la sua ultima pennellata al quadro geopolitico che sta tratteggiando, magari sentendo, terminata la visita a Mosca, Volodymyr Zelensky. Se ciò sarà confermato, sarebbe il tocco finale di un maestro della “pittura diplomatico-strategica”. Se questo contatto si verificherà, Zelensky darebbe a Pechino un ruolo da protagonista sul palcoscenico della crisi ucraina, utile commercialmente alla Cina anche per un futuro di ricostruzione, ma utile anche a far saltare le accuse di totale complicità con Mosca.
In conclusione, la Cina possiede realmente le chiavi per risolvere il conflitto? E riuscirà nel suo intento multilaterale a creare un Nuovo ordine mondiale alternativo al Vecchio ordine mondiale?