Redazione
Viterbo,25.3.23
Non poteva essere diversamente.
La malasanità del Lazio provocata dall’ex assessore regionale D’Amato del PD sta raggiungendo livelli parossistici, cioè sino al punto di chiudere lo storico Ospedale di Tarquinia, praticamente già ridimensionato e ridotto ad un ambulatorio per la progressiva scomparsa delle specialità di Pronto soccorso, ortopedia e ginecologia.
Stamane. nelle vie del centro di Tarquinia, migliaia di persone hanno sfilato in ordine, ma determinate a dire no al sopruso che sta vivendo la loro Città che si vede togliere il proprio nosocomio e cosi costringere i suoi abitanti ad andarsi a curare fuori provincia a Civitavecchia.
E’ l’ennesima stortura dell’Amministrazione regionale targata Zingaretti, che, pur non essendoci più, continua a procurare danni, quindi, privare i cittadini di un grande centro abitato del servizio sanità.
Nel Lazio sono stati chiusi tanti ospedali, di conseguenza centinaia di migliaia di cittadini della Tuscia sono obbligati percorrere centinaia di chilometri per potersi curare, sempre ammesso che negli ospedali ancora aperti, trovino medici specialisti in grado assisterli e curarli.
Nel terzo millennio, privare un centro abitato di un servizio sanitario è demenziale. Nel ormai lontano passato sin dal medioevo, era orgoglio ed onore di ogni paese avere un proprio presidio sanitario, che oggi appare non sia più possibile.
Inutile dire che il trasporto di un paziente sia facilitato dai mezzi di locomozione attuali, quando non si considera semplicemente che per i parenti di un ricoverato ci sia necessità mettersi in viaggio solo per visitare un loro caro ospedalizzato.
Si vergognino tutti coloro che politicamente ed amministrativamente si danno da fare per togliere dai territori di centri ospedalieri. Questo loro atteggiamento è antisociale e fa meraviglia che provenga proprio dalla sinistra.