Redazione
Viterbo,27.3.23
La lettura di un recente lavoro di Lorenzo Manni che ha pubblicato il libro “Roma, sotto, sotto” (Momo Edizioni) ci fa pensare tra il fantasioso e lo scientifico che la nostra zona, in particolare la zona dove poi sorse Viterbo, era nel Quaternario bagnata dal mare.
Le ricerche etnografiche compiute nella sommità e nei costoni di Monte Mario hanno evidenziato la presenza di conchiglie fossili di origine marina, come altrettante, come risaputo, addirittura nell’arco alpino. Roma era sott’acqua, emergevano solo le colline dei Castelli a sud, i monti Lucretili sopra Tivoli ad est. A nord, un bacino marino sino ai Cimini.
Quindi, prima degli sconvolgimenti della terra avvenute in epoca preistorica prima della comparsa dell’uomo (300,000 anni fa) e la presentazione di essa come la vediamo, gli studi portano a ritenere che il Lazio, salvo le sue colline e montagne, era sott’acqua. Addirittura Roma sotto di ben 350metri.
Ciò, per fantasia e scienza, nel Pleistocene, quando avvennero le ultime eruzioni vulcaniche che crearono le nostre colline ed i laghi, il livello del mare, all’attuale quota viterbese, di mt.350, ipotizza che solo la parte alta dell’attuale città di Viterbo fosse emersa, dai Cappuccini in su, da mezzo viale Trieste verso la Quercia. Il gruppo collinare dei Cimini (Monte Soriano, Palanzana e Fogliano appariva un’ isola degradante verso sud (Caprarola, Ronciglione), più ripida a nord.
Se non ci fossero state le mutazioni geologiche ed i cambiamenti climatici, la nostra città sarebbe stata “capoluogo” dell’Isola Cimina.
Pensate, il centro cittadino, tra strada Palanzana e strada Respoglio.
Il buon Dio creatore del cielo e della terra ha disposto diversamente ed oggi vediamo il mare solo verso ponente a 20 miglia di lontananza.