Riceviamo e pubblichiamo
VITERBO, 21.2.23 – Una campagna elettorale durata di fatto un anno ci ha permesso di avere un rapporto continuo con tutti coloro che hanno poi assunto incarichi ai vari livelli istituzionali, insieme con la possibilità di poter esporre sia le situazioni di criticità del nostro settore, sia le eventuali proposte per risolverli o attenuarli. I cambi di governo avvenuti a livello regionale e nazionale e che a Viterbo hanno riguardato anche l’amministrazione comunale, dovrebbero essere, in base ai programmi dichiarati in campagna elettorale dai candidati, portatori di una visione dell’agricoltura e della figura dell’agricoltore più aderente ai nostri bisogni e alle nostre richieste. Possiamo avere fiducia nei prossimi mesi, si può sperare in qualcosa di buono ma, una precisa riflessione va fatta partendo proprio da quanto avvenuto nell’ultima campagna elettorale e che ha visto le organizzazioni agricole chiedere fondamentalmente le stesse cose a tutti i candidati.
Alcuni temi, per esempio il contenimento della fauna selvatica, sono stati portati avanti ripetutamente e con una tale forza da non poter essere più lasciati irrisolti o ignorati. La riflessione deve partire da qui e darci il coraggio di mettere al primo posto, come condizione da soddisfare, prima ancora di agire, la necessità ineludibile di parlare con una sola voce, forte perché rappresentativa di tutti. La nascita di un coordinamento provinciale fra tutte le organizzazioni agricole sarebbe il primo passo per dare senso e significato al lavoro degli agricoltori viterbesi e di noi dirigenti. Non si tratta di abolire sigle e identità specifiche, ma di capire che il tempo nel quale si andava ognuno appresso ad una bandiera diversa è finito. Esattamente un anno fa, Confagricoltura e CIA portavano a piazza del Comune a Viterbo i loro trattori guarniti di bandiera tricolore: ad ottobre, sette sigle sindacali firmavano unitariamente il documento che esprimeva la ferma opposizione del mondo agricolo al deposito delle scorie nucleari. Spero che il 2023 possa essere testimone di ulteriori passi in avanti verso l’eliminazione di divisioni e steccati che fra noi non hanno più ragione di esistere. Prima prenderemo tutti coscienza che parliamo la stessa lingua, in particolare chi fa l’agricoltore per professione, prima riusciremo ad affrontare in maniera più incisiva e spero vincente tutte le criticità che ci affliggono e che da troppo tempo sono giacenti sui tavoli istituzionali.
Remo Parenti
Presidente Confagricoltura