Editoriale
di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,9.2.23 –
Un nuovo neologismo: “longennials” definisce gli anziani, per carta d’identità, ma non di voglia lavorare, che oggi presentano una riscossa nel mondo del lavoro.
Sembravano destinati all’oblio dal giovanillsmo rampante, invece, sono ricercati. L’esperienza di chi è nato prima e che per sua fortuna è indenne dagli acciacchi dell’età, è motivo di riscossa.
Sarà stata la fortuna di avere una scienza medica che ha ampliato la differenza tra età anagrafica e biologica, sarà stato lo spirito battagliero di coloro che sono nati in un’epoca in cui valevano i valori della competizione e del merito, o della necessità (ahimé) di non trovare nei giovani gli stessi valori che fanno si che molte aziende sono alla ricerca di over 50 e più.
Capita che molte aziende offrano occasioni di lavoro ai giovani, ma poi si sentono rispondere che nei fine settimana non si chiede essere presenti, mai nella notte, ed in un caso, un neo assunto si è dimesso perchè non poteva avere “campo” per il cellulare al chiuso. Non sappiamo se costui preferiva due soldi di un reddito di cittadinanza, piuttosto che iniziare un percorso di lavoro. Ma tant’è in mille casi.
Gli anziani, invece, pensionati o esclusi dal lavoro, in moltissimi casi non sono contenti starsene sul divano ed uscire a far pisciare il cane e preferiscono avere un impegno di lavoro. Molti si sono rivolti al volontariato e nel terzo settore sono le colonne, ma tanti altri, che nella loro vita hanno avuto posti di responsabilità non si rassegnano che le loro esperienze non siano tramandate.
Per loro, la pensione viene vista come morte civile. Non ci si può rassegnare, essendo in salute di non poter dare qualcosa a qualcuno, specialmente se questo qualcuno sono i cittadini.
Di questo sentimento se ne sono accorte molte aziende che oggi preferiscono dare lavoro stabile a pensionati perchè sono certi che la loro educazione al lavoro è ben diversa da quella dei giovani di oggi. Ad essi non facciamo nessuna colpa, semmai alla pessima scuola che hanno avuto ed alle deleterie istanze mandate avanti da certi “progressisti”.
Le “conquiste” sindacali degli ultimi decenni, hanno creato un vulnus al concetto della sacralità del lavoro, per cui il risultato odierno è quello di sostituire manodopera con robot (che non scioperano, lavorano di notte e nei fine settimana) o con anziani la cui cultura del dovere è stata inculcata nella scuola del loro tempo.
Un vera rivincita delle “volpi d’argento”.
Del resto, secondo le statistiche ISTAT non è possibile registrare che siano 17 milioni di over 60 in aumento e che ci sia una percentuale di pensionati maggiore degli occupati, quindi il “reimpiego” anche parziale di lavoratori anziani, anche con mansioni diverse, potrà comportare un sollievo alle casse dell’INPS, che potranno trovare anche da loro un entrata.
Un sfida per i nostro governanti rivalutare l’esperienza e la voglia di lavorare di tanti cittadini nati nel secolo scorso.