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Processo Porto di Marta: assolti Lacchini, Catanesi e Scatarcia per non aver commesso il fatto.

Dopo anni la giustizia arriva.

Il piano del Porto di Marta sul Cartello di Cantiere nel 2016

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,11.1.23

Un processo nato e basato su un’indagine sbagliata della Guardia di Finanza si è oggi, a tarda sera, concluso per un nulla di fatto da parte dell’accusa che da anni aveva rinviato a giudizio una ex sindaco (Lucia Catanesi), l’attuale Maurizio Lacchini ed il tecnico comunale Scatarcia accusati di abuso di ufficio per aver reso possibile che il loro comune godesse di un’utilità, precisamente,:la possibile concessione di posti barca ai turisti contro pagamento di un canone.

In parole povere i due amministratori ed il loro tecnico, per fare proprio il proprio dovere, finirono sotto processo con gravi accuse.

Era però lampante sin dalle prime battute del processo iniziato ormai cinque anni fa che i capi d’accusa erano deboli, inconsistenti del tutto idonei a determinare una condanna. Nervosismo aveva mostrato il procuratore Capo Auriemma nel corso della penultima udienza del processo quando toccò a lui, in luogo del sost.Siddi, titolare dell’accusa,di chiedere pesanti condanne agli imputati dopo un’appassionata requisitoria nella quale non erano mancate personali accuse alla Catanesi.

Tutti a Marta, sin dall’inizio dei lavori regionali che stavano sistemando il Porto creando anche un nuovo braccio esterno, erano certi, anche dalla semplice lettura dei Cartelli di cantiere esposti e dalla natura dei lavori compiuti (posa di anelli di ormeggio,bitte e colonnine per erogazione acqua e luce) che “finalmente” si stesse creando un moderno marina. Solo ad un tratto, per disordini amministrativi della Regione Lazio si venne a sapere che le opere erano solo per regolare l’incile del fiume Marta e non assolutamente opere portuali. In fretta e furia vennero smontate le già apposte attrezzature di ormeggio natanti, quindi sequestrato il porto e cacciate le barche presenti.

Prima che arrivasse la tempesta, la sindaco Catanesi aveva, nell’interesse del Comune e del suo sviluppo turistico, bandito una gara per l’assegnazione di “posti barca” che ebbe successo e recò alle casse del comune proventi. Per la Procura, però, consentire un introito ad un ente pubblico, fu raffigurato reato di Abuso di ufficio, cioè quello di aver usato il loro potere per far conseguire all’ente da essi amministrato un utile, quando è papale, papale ,che sia compito di un sindaco far conseguire utili al proprio comune.

Comunque, il processo “inutile” chiuso oggi dalla lapidaria sentenza emessa dal Tribunale di Viterbo (Pres.Dr.ssa Massini) pone fine alle pene di tre soggetti ingiustamente accusati, ma ha come strascico il ritardo nel compimento di attività che avrebbero già da anni rilanciato il turismo sul lago di Bolsena e sopratutto il dispiacere per qualsiasi cittadino di aver visto spendere denaro pubblico per sostenere un processo che non doveva esserci.

Un’ultima considerazione. Se un legale sbaglia una difesa di un cliente o dallo stesso viene ritenuto responsabile delle conseguenze negative di una sentenza viene spesso citato per danni, mentre non altrettanto gli uffici della Procura. Ma la riforma del processo penale non aveva assimilato accusa e difesa sullo stesso piano ?

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