Redazione
Viterbo,8.1.23
A voglia Umberto Fusco a chiamare alle armi i residui leghisti viterbesi dopo le ultime batoste elettorali e spronarli alla riscossa in occasione della prossime regionali, quando i vertici del partito, al governo, reclamano autonomia del Nord e spostamento uffici strategici da Roma a Milano.
La Lega di Salvini, ormai in caduta nazionale, vieppiù per loro “dolorosa” nelle regioni “che contano”, fa parte del governo Meloni come una spina nel fianco. Umberto Bossi, ringalluzzito dopo i malanni che l’avevano colpito, picchia duro sull’autonomia delle regioni ed il ministro Calderoli non perde occasione di punzecchiare l’esecutivo nazionale a concedere per via costituzionale maggiore “liberta” alle Regioni.
Quando si sta perdendo una guerra si va al gesto disperato e questo gesto, per la Lega, è riproporre la spaccatura dell’Italia in repubblichette.
Non è bastata la scellerate riforma del titolo V della Costituzione nel 2001 per dare un colpo all’unità nazionale, che adesso, sponsor la Lega ci si riprova.
Pesante il monito del Capo dello Stato in occasione della Festa del Tricolore: L’unità italiana non si tocca.
Il sen. Fusco ha raccolto i suoi nei locali delle Terme dei Papi per cercare la riscossa del partito nella Tuscia che negli passati aveva avuto seguito e consensi, poi evaporati proprio per incapacità dei suoi dirigenti mantenerli.
Lo spostamento verso Fratelli d’Italia dell’elettorato moderato di centro destra che aveva premiato la Lega nel 2018 ne è prova lampante.
Inutile che Fusco indichi “responsabile” Andrea Micci da lui voluto coordinatore provinciale di “buonismo”, la verità del declino della Lega nel centro-sud vengono proprio dalle ormai non larvate istanze autonomiste del Nord, quella di coloro che gridavano “Roma ladrona”.
A voglia tentare il recupero del voto regionale dei laziali (stimati nei sondaggi meno del 4%) quando si prospetta spostare uffici dalla Capitale in Lombardia !