Editoriale
Viterbo, 5.1.23 –
La parabola della vita di Joseph Ratzinger iniziata negli anni 20 del secolo scorso e terminata giorni fa lascerà un segno indelebile nella storia della Chiesa cattolica. Non è stato solo il 265° successore di Gesù Cristo, settimo capo dello stato Vaticano, ma un gigante di teologia e cultura religiosa probabilmente non semplice trovarne altri in passato..
Con la sua rinuncia al soglio papale dieci anni fa, dopo otto anni di regno, dette il segno del malessere in cui la Chiesa Cattolica si era intrisa non tanto per gli scandali, veri o presunti, di sacerdoti, ma per le istanze di alcuni vescovi non in linea con la tradizione morale della Chiesa. Egli si senti non capace di controllare e magari reprimere certe istanze, sia, per il suo carattere mansueto e comprensivo da vero ecclesiastico, che solo per forza morale non erano sufficienti.
La dignità papale che ha conservato dopo la rinuncia è stata per i fedeli della Chiesa Cattolica Apostolica romana la conferma che egli non ha condiviso con il suo successore le scelte ed i programmi. E’ rimasto saldo, e, per milioni, milioni di cattolici, un faro della tradizione.<
L’enorme folla (circa 200,000 persone) che sono sfilate davanti al suo catafalco in S.Pietro ed altre centomila in queste ore già in piazza per assistere al suo funerale rappresenta un preavviso di sfratto alle ideologie della chiesa “in uscita” tanto cara al vivente papa Francesco.
Il popolo cattolico, oggi calcolato in circa 1400 milioni, ha solo una minoranza di loro favorevoli alle “novità” della Chiesa. La maggioranza resta salda alla tradizione millenaria, proprio quella che ha consentito a questa religione essere al tempo fedele ai principi di Cristo solo con lenti aggiornamenti impercettibili nella durata della vita di un uomo.
La Chiesa di Roma di tempi brutti ne ha vissuti nei secoli, ma proprio per la sua saldezza ai principi è sopravvissuta anche nei papati più discutibili e nelle vicissitudini del mondo.
Benedetto XVI° ,ecco, perchè è stato amato durante il suo breve pontificato ed ecco perchè oggi è salutato in modo oceanico. Egli aveva saputo integrare la tradizione cristiana nella società mondiale senza darne ombra di dubbio, ha mantenuto salda la barra del timone della barca di Pietro quando l’Islam ancora oggi attenta alla civiltà ed alla cultura occidentale.
Nelle sue omelie, pochi riferimenti ai fatti politici, ma soli l riferimenti alla fede cristiana, quindi al credo universale che è compito della Chiesa, cioè tramandarla nel mondo. Un papato, come quello attuale, che apre le sue esternazioni in commenti politici e di presa di posizione verso qualcuno, poi, pure dovendosene scusare, non è un papato. Il papa è un capo sprriituale, non deve intromettersi nelle vicende mondane se non solo nel caso in cui la morale cattolica venga negata.
Benedetto XVI° ha interpretato la funzione papale con la dignità che nella storia della chiesa è sempre stata presente, quella dignità che oggi appare intaccata e sta creando lacerazioni.
Le preghiere di Ratzinger nella casa che aveva nel Vaticano hanno certamente aiutato procedere incerto del papato di Francesco,
Ma ora ! Non vorrei che la profezia di Malachia si avvicini, ma, se non sarà subito la fine di Roma, la potrà poi essere se il prossimo papa sarà un “designato” dall’attuale che ha preparato a tavolino la sua successione nel prossimo Conclave.