Redazione
Viterbo,11.1.23 –
Un’altra volta l’inutile Europa dei tecnocrati di Bruxelles dopo aver aperto il fronte dell’auto elettrica che sola dovrà esistere dopo il 2035, adesso tocca ai proprietari di case dover adeguare i loro immobili ad uno stringente controllo delle emissioni, obbligandoli tutti a rendere energeticamente efficienti ogni loro immobile che, step. dopo step di qualche anno, dovrà nel 2050 essere pari ad emissione zero.
In parole povere, ogni immobile dovrà essere ristrutturato per essere raggiungere una classificazione APE a partire, sin dal gennaio 20130 di “E”, poi altri scatti, dal 2033 e nel 2040 sino a giungere alla classe “A”
Nel patrimonio edilizio italiano, composto per oltre la metà di fabbricati eretti nei secoli passati, l’adeguamento è praticamente impossibile anche dal punto di vista ambientale ed architettonico, perchè, se saranno esenti dalla Direttiva oltre gli edifici di culto (Chiese) quelli catalogati di interesse tra i Beni artistici e culturali, non lo saranno gli altri dei nostri centri storici, cioè palazzetti e dimore storiche non però segnati negli speciali elenchi.
L’eurofregatura è servita. Infatti, non appena la notizia che la commissione Energia del Parlamento europeo ha fissato una sessione per il prossimo 24 gennaio per deliberare sul punto, i valori immobiliari hanno già subito un ribasso e peggio lo avranno nel prossimo futuro.
Infatti, un acquisto oggi di un immobile, sia esso per abitazione, ufficio o commercio, sarà prossimamente gravato da lavori di ristrutturazione importante per renderlo energeticamente “efficiente”, quindi utilizzabile.
Ci sarà pertanto necessità di porre un “cappotto” sulle mura esterne e sotto il tetto per non dire dell’intera sostituzione degli infissi ed impianti per il clima.
Spese tutte importanti che non possano rendere inevitabile una riduzione del valore degli immobili. Il non adeguamento alla normativa potrebbe avere conseguenza di incommerciabilità di un edificio non a norma e, forse, anche sottoposto a sanzione il proprietario non adempiente.
L’Italia, qualora la Direttiva dovesse partire come proposta (ma ci sono termini di trattativa e di possibilità per gli stati membri decidere nel dettaglio in autonomia), sarebbe il paese più penalizzato per il suo patrimonio immobiliare che rientra per oltre la metà nelle classi energetiche deteriori (APE “G” ed “F”), contrariamente ad altri del nordEuropa dove l’edilizia è di costituzione più recente, quindi più facilmente adattabile alla normativa.
Parliamo di Viterbo. Il suo centro storico contiene immobili ad uso residenziale edificati sin dal XIII° secolo, tutt’ora fruiti da abitanti come dimora fissa. Questi immobili, anche se privi di particolare pregio, quindi non catalogati beni culturali, assolvono al bisogno primario della abitazione e tutti insieme costituiscono un particolare quartiere medioevale come unico rimasto nel mondo.
Bene, i loro proprietari, per continuare ad usarlo dovranno effettuare lavori di ristrutturazione non solo costosi, anche impossibili, e soprattutto, qualora eseguiti, andrebbero a trasfigurare la città medioevale di Viterbo.
Confidiamo quindi nei nostri commissari a Bruxelles perchè contrastino al massimo il varo della direttiva cosi come proposta e facciano valere la diversità degli immobili italiani rispetto quelli “europei” frutto di diversa cultura architettonica ed ambientale.