di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,23.1.23
Sotto, sotto cova un’altra minaccia sull’agricoltura italiana.
La ventilata direttiva europea che impone ai paesi della comunità di riforestare il 20% del loro territorio.
I burocrati di Bruxelles, ancora una volta, attentano alla agricoltura italiana in nome del green che è diventata loro ossessione, ma non sappiamo se derivata da qualche lobby che proprio pare sia annidata nei lucidi palazzi nella capitale belga.
Negli ultimi decenni, complicità l’aumento di anidride carbonica, lo sviluppo delle foreste in Europa è cresciuto, segnatamente in Italia, dove anche il parziale mutamento climatico, l’accrescimento degli alberi nei boschi è aumentato.
Quindi, nessuna necessità di procedere a riforestazioni, in pratica bonfica al contrario.
Nel passato, sempre con il granu salis della ragione e della tecnica agraria, sono state riscattati territori ad usi agricoli boscaglie di poco conto, cosi contribuendo alla crescita della produzione agricola di cui, sa sempre l’Italia è deficitaria, pertanto costretta ad importare prodotti strategici per l’alimentazione.
Da domani, sempreche la Direttiva parta, terreni agricoli oggi destinati alla produzione dovranno essere reimboscati, con enormi spese per tale attività che poi, una volta che le essenze arboree saranno adulte, il reddito che potranno dare per il legname, non sarà mai pari quello perduto per una coltivazione a vigneto, frumento o altra coltura specializzata.
Un’altra volta lì Europa bussa alle porte annunciando provvedimenti deleteri per l’economia agricola italiana. Non bastavano le direttive già in vigore, tutte negative per il comparto agricolo nazionale (vedasi etichetta di pericolo sul vino, aumento accise sui tabacchi aromatizzati per sigari, etc.) che adesso ci si impone una bonifica al contrario.
Boschi al posto dei campi, ma la stessa Europa non ci ha mai garantito seriamente la tutela dei boschi esistenti e la loro valorizzazione. Per es. i premi comunitari PAC non sono previsti ai proprietari dei boschi, che rimangono sempre esposti ai pericoli di incendio e smottamento dei terreni, senza possibilità di indennizzo.