di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,16.12.22 –
“Partito della nazione” fu chiamata la Democrazia Cristiana dopo la vittoria del 1948 che aveva respinto il fronte delle sinistre e che successivamente aveva governato per decenni sino ai fatti ben noti dei primi anni novanta.
Ma cos’era il “Partito della nazione”. Un partito transclassista, cioè in grado di catturare il consenso della maggioranza degli elettori ancorchè con esigenze sociali diverse. Hanno votato Democrazia cristiana non solo i cattolici solo per la presenza sul simbolo di una croce, ma anche i laici che vedevano comunque nella politica dei dirigenti democristiani un’attenzione alle loro richieste (vedi divorzio, aborto) Votavano Democrazia cristiana gli imprenditori, gli industriali, gli agricoltori, i professionisti, il terzo settore cui il partito aveva sin dai primi di anni di governo dato attenzione, quindi il mondo dello sport, forse meno quello della cultura.
La Democrazia cristiana governava con vasto consenso perchè, in un’ultima analisi, “accontentava tutti” ed era pronta a cogliere le mutazioni tumultuose della società italiana nel primo dopoguerra.
La fedeltà atlantica, l’adesione alla NATO e la fondazione della Comunità Europea sono stati successi di quegli anni che non si possono discutere e che sono il fondamento della attuale pozione internazionale. L’Italia. governata dal “partito della nazione” dava fiducia: ecco gli investimenti, ecco i piani di sicurezza durante la “guerra fredda
Adesso, nel secondo ventennio del terzo millennio appare scorgersi un partito ed una sua leader che, pur proveniente da una cultura di destra anche se di una destra particolare, cioè quella sociale, quindi non conservatrice, ma dinamica e moderna, un’eredità culturale di governi della DC riappare.
Il consenso affermato nelle ultime elezioni politiche ed il suo incremento dopo tre mesi di governo porta a considerare che le tesi proposte in campagna elettorale e quelle praticate nell’azione di governo siano nella direzione giusta. Chi temeva che Giorgia Meloni al governo riscoprisse il fez, il saluto romano, adunate oceaniche, l’allontamento dall’Europa, dalla Nato, l’autorchia e pratiche di spinto sovranismo è stato smentito dai fatti. Proprio i leader europei che pensavano essere l’Italia una spina nel fianco della comunità hanno scoperto Giorgia loro alleata.
La Meloni, quindi pur descritta da qualche giornaluccio europeo “la Duce”, ha invece ottenuto successo e credito in Europa, ed in tutta la cultura occidentale, sia per la sua dimostrata moderazione, e sia perchè con la stessa prudenza sta rimettendo rimettendo l’Italia tra i paesi che contano in occasione dei summit internazionali.
Infatti, in queste occasioni, forte e chiara sono state espresse le nostrane esigenze nazionali di fronte quelle anche dei partner europei, comunque senza fratture e divisioni, anzi condivisione le hanno accolte.
All’Italia, dopo il 25 settembre ci si crede !.
Anche il Vaticano, che in precedenza aveva avanzato dubbi sull’azione politica di Giorgia Meloni qualora fosse divenuta capo del governo, si è ammorbidito, perchè ha notato, e non poteva essere diversamente, che il mondo cristiano occidentale viene difeso e cosi come le istanze dei cattolici.
Il Capo dello Stato che si diceva aversi turato il naso quando fu “costretto” dall’esito elettorale a darle la guida del governo, si dimostra favorevole.
E’ sparita, per adesso, dall’agenda della Meloni la riforma costituzionale sul presidenzialismo, quindi Mattarella resterà saldo al suo posto.
Nessuna tempesta in Europa ha provocato la posizione italiana, anzi, risulta che l’Unione europea proprio dal voto italiano siasi rafforzata nel dare aiuto all’Ucraina. La collocazione atlantica dell’Italia non è in discussione come qualche forza politica che aveva prima governato poneva, anzi si è assistito ad un suo rilancio., Poi, la presentazione di una legge di bilancio per il 2023 semplice, snella, equilibrata ed in tono con i tempi che corrono, ha avuto il “bollino” europeo e le sgangherate manifestazioni programmate dalle sinistre non in grado di articolare qualcosa di diverso e di utile, appaiono solo come lo scopo di apparire per il concetto di “scendo in piazza, quindi ci sono” quindi, non sparire del tutto.
A questo punto dobbiamo concludere che il partito Fratelli d’Italia, che dalla sua fondazione era “purgato” da pretesi rigurgiti neofascisti peraltro anche ora addebitati dagli avversari, sia destinato a costituire il “partito della nazione”, cioè quello che può riunire gli italiani, placare le divisioni, quindi consentire un’azione politica definita ed in continuità come appunto fece la Democrazia Cristiana nei primi decenni dal dopoguerra.
Dietro questo partito c’è un’organizzazione capillare sul territorio, centri di interesse in ogni attività sociale, sportiva ed economica, sindacato compreso, come appunto lo fu la DC.
A qualcuno potrà non piacere ?
Certamente. Anche la Democrazia Cristiana aveva i suoi nemici, ma comunque catalizzava il consenso anche di avversari politici, che si sbracciavano per governare con lei.
Che ve ne pare dell’incontro Calenda e di Renzi con la Meloni. ?
Tanto mi ricorda quello di Nenni con Moro.