di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo, 23.12.22
Era ora !. Finalmente un provvedimento che può “risistemare” la presenza dei fastidiosi ungulati dalle nostre campagne, ma anche delle città.
Il provvedimento del Governo inserito nella legge di bilancio è quello che necessitava, cioè, liberalizzare la caccia al cinghiale anche nei parchi, ma non certo a Prato Giardino a Viterbo e Villa Borghese a Roma, ma nei parchi regionali di cui è disseminato il territorio del Lazio.
Noi, a Viterbo, abbiamo il Parco regionale dell-Arcionello che si estende da Via Genova sino ai confini sud del monte Palanzana, in zone, quindi dove da sempre si è praticata la sportiva “cacciarella” al cinghiale a cura di squadre regolamentate dalla Provincia, secondo le regole tradizionali.
Ogni anno si abbattevano circa ottanta capi di cinghiale con soddisfazione dei cacciatori che fornivano prelibata carne del selvatico animale porcino.
Mai verificato che la fauna presente ne abbia risentito, i caprioli, le volpi e la avifauna è sempre rimasta presente. Adesso, tali specie sono in calo, abbondano ormai lupi che attaccano e divorano i piccoli cinghiali.
Da quando è stata bandita la caccia peraltro praticata in ristretti periodi fissi dell’anno (dal 1 novembre al 31 gennaio), non solo si è assistito vericata un “crescite et mutiplicatimi” di ungulati, ma, cosa più grave, ne ha sofferto la selvaggina stanziale presente. Non parliamo poi la distruzione di zone micorizzate per la nascita dei funghi e l’eradicazione di piante spontanee causa la furia mangereccia di un tipo di animale cerca il cibo grufolando il terreno.
Mi meraviglia che siano proprio gli ambientalisti ad erigersi paladini di animali selvatici dannosi e sopratutto che costoro antepongano le esigenze di noi umani a quelle di animali.
I sinistri Fratoianni e Bonelli, e qualche loro vicina associazione ambientalista, certamente a corto di proposte politiche utili per il territorio se non dire no, si lamentano perchè il governo ha finalmente emesso provvedimenti che potranno controllare la selvaggina, che poi, tanto selvaggia non sia perchè dedita circolare in città.
Oggi plaudono gli agricoltori che nel passato hanno subito danni alle culture, quindi ai prodotti che ci tengono in vita, ma certamente i cittadini che probabilmente non vedranno nelle vie della città cinghiali che, anche, come la cronaca ha riportato, gli hanno creato paura danni fisici per non dire dello sconquasso degli impianti per la raccolta rifiuti.