di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,18.12.22
Non si tratta di ingenerare timori per “scosse” elettriche, mutamento climatico e abbagliamento degli uccelli in occasione di un impianto fotovoltaico indispensabile fonte rinnovabile di energia, ma di considerare che l’uso del terreno per la realizzazione cozza spesso con gli interessi degli agricoltori. E’ della cronaca la vicenda di una coltivatrice diretta di Tarquinia che si vede costretta chiudere la propria attività agricola perchè il suo terreno destinato alla costruzione di una centralina necessaria per il collegamento tra il fotovoltaico e la rete elettrica nazionale.
In occasione dell’accesso dei tecnici della ditta incaricata di procedere alle misurazioni sul campo è successo il parapiglia. E’ dovuta intervenire la forza pubblica per calmare gli animi, Il padre della imprenditrice colpito da malore.
Non sappiamo come l’iter di esproprio del terreno sia avvenuto e se l’azienda agricola sia stata indennizzata per la perdita del suolo, però dobbiamo considerare, anche noi favorevoli alla diffusione in ogni dove di fonti di energia, che la suprema necessità di approvvigionamento energetico, non possa collidere con realtà del territorio preesistenti, ma coesistere. Qualsiasi indennizzo economico non potrà mai compensare la perdita di un’azienda.
Il TAR che l’avvocato della Imprenditrice agricola ha chiamato dirimere la questione ci dirà qualcosa circa il bilanciamento dell’esigenza pubblica e quella privata, in particolare se volta alla produzione di servizi primari (Agricoltura), però, da parte dei progettisti di impianti di qualsiasi tipo per generare elettricità, si chiede una particolare attenzione perchè non vengano lesi interessi di aziende agricole.
Fotovoltaico si, eolico si, ma attenzione agli effetti collaterali.