di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,28.11.22 –
Era ora che un sipario di alzasse sull’attività dei Centri di Accoglienza ed integrazione del Lazio che assommano nelle varie articolazioni in oltre 650 organizzazioni, cosi come indicato nella speciale sezione presso la Regione Lazio. Il fiorire di cosi tante sigle ed un coordinamento nazionale delle comunità di Accoglienza sotto la sigla CNCA la dice lunga sulla possibilità di businnes del settore. L’arrivo dei migranti trasportati via mare da navi “umanitarie”, quindi lo sbarco in territorio italiano costituisce il primo step della filiera dell'”accoglienza” . Ricordate l’intercettazione di Carminati che affermò essere l’accoglienza più fruttifera del traffico di droga ?
Finalmente, la giustizia, in ritardo, ma sempre inesorabile, ha acceso un faro su un’organizzazione presente in provincia di Latina, precisamente a Sezze, la Coop.va KARIBU, gestita dalla famiglia del neo onorevole Souhmaoro e se ne sta scoprendo delle belle.
Stanno risultando versati miliardi pubblici alla KARIBU, quella di cui è amm.re la suocera dell’on. Sumahoro (ma come non poteva non sapere ), che, anzichè servire per dare dignità e decoro di un’accoglienza ai migranti, si è scoperto essere un centro di malaffare che si utilizzava per produrre risorse, forse non solo ai famigliari del predetto onorevole con gli stivali, ma certamente ai movimenti di sinistra per fornirgli possibilità di riuscita elettorale, tant’è che alcuni piccoli pesci politici di provincia ne sono soci.
Ma, siamo sicuri che solo la KaRIBU di Sezze fosse l'”unica” pecora nera del sistema accoglienza ? Ritengo invece che sia una punta d’iceberg.
Quelli della KARIBU hanno rubato troppo, quindi non era più possibile coprirli. Proprio i sindacati a loro politicamente vicini li hanno sputtanati.
Infatti, le moltissime organizzazioni “umanitarie” oggi facenti parte del SAI (Sistema accoglienza integrazione ) in pratica hanno sostituito ed integrato i compiti che erano sino al 2018 degli SPRAR ( Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) pertanto costituendo la rete degli enti locali per la realizzazione di progetti di integrazione, di conseguenza diventando un ufficio pubblico creato per legge (D.L. 189/02;D.L. 145/15 e D.L. 130/20). Come tale, essendo un ufficio pubblico, queste cooperative ricevono risorse che provengono dalla fiscalità generale. Spetta ai Comuni, alle Prefetture controllare il buon andamento delle strutture e la corretta erogazione dei fondi, ma, se si è arrivati a contestare alla KARIBU ricavi anche di 60milioni di euro, sta a significare che alcun controllo di spesa per le finalità del centro di accoglienza ed integrazione sia avvenuto.
Inerzia amministrativa, trascuratezza, leggi poco chiare, connivenza, chissà ?
Visto, anche statisticamente che non sia possibile che solo la KARIBU sia “pecora nera”, un’ indagine da parte di chi sia tenuto sorvegliare, quindi riferire alle Procure della Repubblica dei Tribunali del Lazio, non ritengo sia superflua.
La CNCA (Coordinamento nazionale centri assistenza) censisce nella Regione Lazio oltre 100 centri di accoglienza, molti dei quali a Viterbo e provincia.
L’elenco è pubblico, non facciamo però di questi centri i nomi, sia per farne “pubblicità” o per “dannarli”, ma saremo feroci se avremo notizia di loro commesse malefatte