di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,21.11.22 –
L’Europa che dimostra inesistenza politica di fronte ai problemi internazionali è però molto attiva in campo fiscale, in particolar modo, se ad essere penalizzata è l’Italia.
L’ultimo caso riguarda la produzione e l’export del sigaro toscano da oltre due secoli un’icona del made in Italy.
Ma cosa succede ?
La Ue è pronta ad aumentare le accise e a bloccare i prodotti aromatizzati, ed a tal proposito, il prossimo 7 dicembre verrà presentato il nuovo testo per la revisione della direttiva accise che prevede un aumento dai 15 euro attuali a 120 euro al chilo. Noi in Italia siamo già ben oltre la soglia minima dei 15 euro, ma la modifica ci penalizza non poco nell’export.
L’aumento delle accise penalizza indiscriminatamente le circa 30 aziende europee del settore (Manifatture Sigaro Toscano è la seconda dopo una multinazionale con sede in Danimarca). La nuova Direttiva Tabacco che prevede la revisione delle norme in vigore dal 2014 colpirebbe, invece, al cuore proprio la produzione dell’azienda italiana, col divieto di produrre sigari aromatizzati. Per Manifattura Sigaro toscano, i toscanelli all’anice, al limoncello, alla grappa o il famosissimo Rosso al caffè (tra i più esportati), sono il punto di forza dello stabilimento di Cava de Tirreni (Salerno). Gli uffici della Commissione Europea ipotizzano di rendere ancora più vincolante la legislazione sui prodotti da fumo per contrastare la diffusione delle sigarette elettroniche tra i giovani. Intende farlo estendendo il divieto di aromatizzazione (attualmente solo per le sigarette) a tutti i prodotti, sigari compresi.
In Italia la produzione del “sigaro toscano”, partita nel secondo decennio del secolo XIX a Firenze quando un sigaraio dopo un’ alluvione del suo magazzino, trasformò la disgrazia in fortuna perchè utilizzando tabacco ammalorato creò un nuovo tipo di sigaro poi diventato leggenda.
Oggi, lo stabilimento di Cava de’ Tirreni (110 addetti e poco meno di 2.000 indiretti) è specializzato nei sigari aromatizzati che esporta per la quasi totalità della produzione. Insomma, un colpo pesante per la società (tornata italiana nel 2006 dopo la parentesi di British American Tobacco) che negli ultimi anni è cresciuta (+19% nel 2021) nonostante la pesante crisi del gruppo Maccaferri. L’azienda (ora presieduta da Luca di Montezemolo) ha proseguito a investire in ricerca e in tecnologie più sofisticate negli stabilimenti. Recentissimo, inoltre, l’accordo di filiera sulla coltivazione del tabacco (1300 ettari in Italia soprattutto in Toscana, Umbria, Basso Lazio, Campania e Veneto) firmato al ministero dell’Agricoltura. Tra i provvedimenti ipotizzati a Bruxelles anche l’inserimento sui pacchetti, com’è già su quelli di sigarette, delle avvertenze fotografiche sanitarie e l’obbligo di usare confezioni generiche, con il nome del brand quasi illeggibile come se i prodotti fossero tutti uguali. Una decisione, anche questa, che penalizzerebbe un marchio storico testimonial della creatività della migliore manifattura e dello stile di vita italiano.
Il sigaro toscano, fumato dai grandi personaggi della storia e della cultura, da Garibaldi a Paolo Sorrentino, poi l’ottenimento per il Sigaro Toscano del prestigiosissimo Cigar Trophy come miglior sigaro al mondo 2022 (fonte “Cigar Journal”), ma, nonostante tutto questo, per la Comunità Europea non esiste e non conta.
Un altro colpo alla nostra agricoltura ed all’eccellenza della manifattura e creatività italiana.