di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,29.11.22 –
i Tribunali Amministrativi regionali partirono in Italia dopo il 1971 (la legge istitutiva fu la n. 1034 del 6.12.71) e fu un’innovazione di non poco conto avere anche in Italia un giudice amministrativo di primo grado decentrato sul territorio.
Ma, alla lunga, proprio per la “semplicità” poter adire questo giudice amministrativo senza necessità di avvocati abilitati alle magistrature superiori come in precedenza era per il Consiglio di Stato, è sopraggiunta nel tempo una valanga di ricorsi che oggi stanno paralizzando la nazione. Alla fine del 2020 erano pendenti davanti ai TAR italiani ben 136.451 ricorsi, poi al giudice di secondo grado, il Consiglio di Stato nel 2021 ben 21.766 appelli.
E’ ovvio che non sia possibile definire un ricorso al TAR prima di due anni e non in meno di tre mesi una sospensiva del provvedimento impugnato, che, al cui appello servono altri sei mesi per aver un definitivo verdetto.
In tutto questo tempo, considerando che si fa ricorso su tutto e per tutto, (non manca mai un provvedimento amministrativo che a qualcuno non piaccia) cioò che soffre è la velocità di esecuzione di importante opera pubblica soprattutto in tempi stringenti imposti dal PNRR.
Sta capitando in Sicilia che un progetto fotovoltaico nei comuni di Canicattini Bagni e Noto sia stato stoppato dal ricorso dei Sindaci e che prima del prossimo 6 giugno il Consiglio di giustizia amministrativa siciliana emetta qualche decisione. Nel frattempo il sole spacca solo le pietre e non illumina silicio produttore di energia elettrica.
Succede che nelle more delle decisioni soffrano interessi contrapposti tra cittadini ed amministrazioni ed addirittura si comprima il diritto del Lavoro come accaduto nell’ILVA di Taranto praticamente fermata nelle more dei vari processi amministrativi avviati. Lavoratori in Cassa integrazione.
Ricordiamo pure che per motivi “giudiziari” amministrativi è la Bretella ferroviaria Aeroporto di Venezia dopo venti anni ancora è ferma per una sequela di ricorsi, da ultimo quello di Italia nostra che contesta impatto ambientale e i costi del progetto di 644milioni di euro. Intanto, l’Aeroporto intercontinentale Marco Polo di Venezia non è collegato con la città con proprio quel mezzo meno inquinante che amano gli ambientalisti, cioè il treno.
Mentre il sindaco di Piombino che si chiama Ferrari, ma non è altrettanto veloce di comprendonio come le omologhe vetture da corsa, ha presentato ricorso al TAR Toscana contro la nave rigassifigatore che si è deciso ormeggiare nella zona portuale ex acciaierie e ciò ritarda l’utilizzo, ma noi nel frattempo paghiamo bollette sempre più salate.
Ricordate poi la questione della Stazione di Vigna Clara dell’anello ferroviario di Roma ? Doveva essere pronta per i mondiali di calcio del 1990 e tale fu, ma mai alcun treno percorse la linea per errori di progetto solo risolti nel 2002 quindi percorribile la linea dell’Anello ferroviario di Roma, Ma no, Un ricorso al TAR Lazio ha bloccato tutto e solo nel giugno scorso, dopo oltre vent’anni il primo treno si è fermato sotto le pensiline. Nel frattempo, però, quante tonnellate di Co2 sono state riversate sul quadrante nord della Capitale per la mancanza di un trasporto ferroviario ?
Ultima notizia il blocco in Puglia dell’alta velocità ferroviaria finanziata dal PNRR per proteggere piante di carrubo e mandorle e quella a noi vicina di Tarquinia dove un impianto di trattamento rifiuti è stato negato dal Consiglio di stato anche se giorno dopo giorno autocarri percorrono le strade per cercare dove buttare la “monnezza”
Vedete quanto ci costano i TAR.
Rispetto le spese di esercizio dell’organo (palazzi, magistrati, segretari, personale vario, energia), le spese subite dal al cittadino per i suoi ritardi sono bazzeccole.
Di TAR in TAR e di Consiglio di Stato in Consiglio di Stato la Nazione perisce e pure perde i fondi del PNRR.
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