19112024Headline:

Tra Chiricozzi ed il prof. Mattioli, ancora scintille.

Direttore

Viterbo, 18.10.22

Per un professore tale è l’emerito dell’Università di Roma prof.Mattioli, sentirsi dire che un suo commento sia una “stupidaggine”, è un offesa grave.

Ecco quanto ci ha scritto:

Gentile Direttore,mi sono visto attribuire una “stupidaggine”  da Raimondo Chiricozzi a proposito di ferrovie, in relazione ad un articolo da me pubblicato su Viterbo Post. Ho già replicato, seppur in termini meno corrivi, a Chiricozzi, dimostrandogli che era caduto in un evidente e incomprensibile equivoco. Su Viterbo Post, il “luogo” dello scambio di opinioni.Mi vedo citato,sempre accanto al termine “stupidaggine”, che non mi compete, anche sul Suo giornale. Di conseguenza la invito gentilmente ad attingere ulteriormente a Viterbo Post per acquisire anche la mia replica, dandole il consono e corrispettivo rilievo.Grazie,Francesco Mattioli 

Queste era la risposta a Chiricozzi pubblicata il 17.10.22 che qui ripubblichiamo

Caro Direttore,

Raimondo Chiricozzi merita diverse precisazioni. Intanto lo ringrazio di avermi dato l’opportunità di tornare su certi argomenti e mi scuso se non  sono stato abbastanza chiaro.

Tuttavia, preliminarmente, devo correggere la definizione che egli dà del sottoscritto. Non sono un filosofo e ho speso la mia carriera scientifica e universitaria a sottolineare le debite differenze. Sono un sociologo. Cioè uno scienziato sociale. La differenza con un filosofo sta nel fatto che questi trova le basi del suo pensiero nella riflessione più o meno saggia sulle cose del mondo ricorrendo talora alla razionalità, talaltra ai sentimenti, e a volte persino alla sua storia personale.  Il sociologo parla di società e di problemi sociali a partire dai dati empirici di ricerca, cioè esclusivamente dal metodo scientifico. Poi – è chiaro – vengono coinvolti gli interessi contingenti, i problemi specifici, le vocazioni individuali, le convenzioni  e gli accordi sul senso di certi dati: ma questo accade in ogni comparto della scienza, comprese le cosiddette “scienze naturali”, che a prima vista sembrano più “oggettive”.

In altri termini, non mi ritengo un mero opinionista.

Ma passiamo al resto. Nei miei 45 anni di carriera alla Sapienza, non ho rinunciato ad abitare nella mia città natale, Viterbo. Quindi ho fatto il pendolare. Ora con il treno (nelle varie soluzioni, via Bracciano o via Orte), più spesso con il bus (Cotral), a volte con l’ automobile.  Quindi, di pendolarismo ferroviario, purtroppo me ne intendo…

Ovviamente, parlando di ferrovie da Terzo Mondo, parlo della situazione ferroviaria della Tuscia. Binario unico, orari discutibili, tempi di percorrenza intollerabili, insomma trattamento da provincia dell’Impero:  colonialismo d’accatto della Regione verso la Tuscia.

Voglio ricordare un aneddoto. C’è stato un  tempo in cui con la linea FFSS si arrivava a Ostiense in poco più di un’ora. Erano, credo di ricordare, due corse speciali, legate agli orari dei pendolari in andata e in ritorno. Unica fermata a Capranica. Poi iniziarono i cambiamenti. Fermata a Monte Mario: chiesi al capostazione che diavolo stesse succedendo; mi rispose: – Voi a Viterbo siete sessantamila, qui siano in trecentomila…-  Da lì in poi, si tornò ai biblici tempi di percorrenza di oggi.   Allora, sono certo che Chiricozzi condivida la mia valutazione:  che le ferrovie viterbesi siano da Terzo Mondo. A quando il doppio binario tra Viterbo e Orte e da qui corse speciali fino a Termini o Tiburtina? Ferrovia dei Due Mari? Ben venga, anche perché non ne esiste altra e sarebbe utilissima sia per il trasporto passeggeri che per quello logistico. Purché non sia ancora una volta una tratta ad un solo binario, da Terzo  Mondo appunto.

Un’ultima notazione. Mi sembra di intravedere nelle parole di Chiricozzi una certa diffidenza verso le autostrade. Anche qui, con le quattro corsie della Cassia ferme a Monterosi e la Orte-Civitavecchia al palo da anni, nella Tuscia siamo comunque al Terzo Mondo.

Non condivido peraltro  l’idea di Chiricozzi che “il futuro della mobilità è il ritorno al passato delle ferrovie”.

Il futuro non è mai – e mai lo è stato nella storia – un ritorno al passato.

Le infrastrutture di collegamento territoriale devono essere di varie tipologie, come lo sono i bisogni delle persone. Personalmente non sottoscrivo un tipo di ambientalismo che preferisce il treno all’automobile: sono due risposte diverse a bisogni diversi, non sono alternative.

Il futuro della mobilità sta in una tecnologia e in scelte di pianificazione territoriale che offrano varie soluzioni ai sempre più vari bisogni della gente, riducendo l’impatto ambientale. Un’autostrada consuma suolo poco più di una ferrovia decente, cioè a doppio binario, protetta ed elettrificata. Ambedue hanno bisogno di viadotti, di gallerie, di strutture di supporto e di controllo dell’impatto acustico. L’autostrada è più inquinante? Ma lo sarà sempre meno (Putin permettendo…; e alla riduzione dell’impatto inquinante dell’automobile occorrerebbe dedicare un discorso a parte).  

Spero di essermi spiegato.

Francesco Mattioli

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