VERSO IL VOTO – Il voto del 25 settembre, come il 18.aprile 1948 ?
Di Andrea Stefano Marini Balestra
Roma, 16.9.22– Il 25 settembre si decide davvero molto del nostro futuro. Probabilmente, mai dopo la prima votazione del 18.4.1948, la storia italiana è al bivio. Saremo stavolta noi come lo furono i nostri nonni e genitori di scegliere tra Occidente, democrazia e comunismo.
Fu detto allora NO ed oggi ancora sia detto NO.
Dovremo domenica 25 scegliere di essere una società aperta e libera, se riprendere un cammino di sviluppo economico, se restare con onore una Nazione profondamente inserita nell’Occidente e in Europa, ma orgogliosa nell’azione, libera ed indipendente.
Si, il 25 settembre sputeremo sangue, come ha detto un esponente della sinistra per resteremo una società aperta e libera, e per combattere la pericolosissima tendenza delle sinistre a introdurre sempre nuovi reati d’opinione, nuove regole di comportamenti obbligatori, accettare il pensiero comune nonché subire nuovi e talvolta perfino stravaganti divieti, che stanno facendo degli italiani dei cittadini in semilibertà vigilata. Dovremo combattere con vigore ogni laccio e lacciuolo che blocca lo sviluppo economico appesantito da pesante bardatura burocratica, quest’ultima, proprio quella che difficoltizza la vita e la nascita delle aziende, verrà drasticamente ridotta. Dopo il 25 settembre un governo finalmente voluto e votato dagli italiani darà svolta alla politica energetica nel senso andare verso l’indipendenza e l’efficienza con un ricorso a un vero mix di fonti alternative, tra cui in primo luogo l’energia nucleare.
Infine, ma certo non secondario, il problema della tassazione che dovrà essere anzitutto fortemente ridotta, semplificata e resa meno progressiva per favorire l’accumulo di capitale necessario all’industria.
Saremo solo cosi una nazione davvero autorevole, se le forze di tutto il centrodestra, da sempre realmente occidentali ed europeiste e che dunque non devono dire sempre sì per far dimenticare un passato filo-sovietico e terzomondista, potranno governare realmente, quindi in condizione di difendere gli interessi italiani credibilmente e a viso aperto.
Rivoluzione liberale, quindi capace di rimettere in moto le sue grandi energie, oggi mortificate da uno Stato padrone, inefficiente e autoritario. Questa rivoluzione la può fare solo il centrodestra, la sinistra no. La sinistra (soprattutto quella italiana) no. Nata e derivata da cultura comunista, la sinistra italiana, anche a tanti anni dall’inevitabile crollo del comunismo originario della Russia bolscevica, è incapace di liberarsi anche solo in parte del mito dell’egualitarismo e dello Stato onnipresente. Non ha saputo rigenerarsi, anzi, ogni ipotesi di riformismo e di tentativo di svolta è stato negato.
Lo Stato per loro è sempre e comunque onnipotente, solo formalmente democratico, ma nel pieno diritto di fare leggi contro le opinioni sgradite, di sospendere diritti costituzionali con semplici decreti governativi, di garantire l’arbitrio delle procure distruggendo i diritti della difesa.
Ancora oggi, nel terzo millennio, nella sinistra esiste il concetto di non ritenere capaci cittadini di autogovernarsi, pertanto ritiene di doverli guidare per il loro bene, anche se è ormai tutta la sinistra italiana è composta da uomini mediocri. Per loro ancora vive la tesi dello stato etico, quello di Hegel, particolarmente pericoloso in epoca di schedature elettroniche dove dei cittadini si può sapere tutto, dal pensiero al movimento personale.
La sinistra è ancora succube del marxismo, non è riuscita a darsi un credibile cammino di sviluppo da sinistra socialdemocratica e anzi, sottoposta alla prova, ha finito per scegliere l’estrema sinistra. Insomma, sembra essersi affidata al peggior nichilismo verde ed è ormai incapace di sviluppare una credibile agenda di sviluppo economico e civile.
Nel programma elettorale emerge una opzione giustizialista in materia di diritto, a quella antindustriale in materia di energia, la sinistra italiana sembra ormai senza bussola e senza rotta.
Il 25 settembre non è più neanche soltanto una scelta tra il buon Governo delle destre, con i bilanci in ordine, l’economia di mercato in ripresa, la tassazione in diminuzione.
E’ una scelta di campo tra un’efficiente democrazia e il caos sprovveduto e prepotente di uno Stato divenuto destrutturato e autoritario.
L’incompetenza, dimostrata ed elevata a sistema del complesso delle sinistre può solo assicurare sottosviluppo, il degrado delle istituzioni e la fine definitiva dello Stato di diritto.
Tutti al voto il 25 settembre per Fratelli d’Italia, la Lega e Forza Italia ed i loro “cespugli”..
Allora, soprattutto, vincerà la Libertà.