DIRETTORE
dall’amico Prof. Marco Fabio Fabbri riceviamo questo articolo pubblicato su “l’Opiione” che ci consente farvelo leggere.
Fabio Marco Fabbri
22 settembre 2022
Ucraina: guerra ai collaborazionisti filorussi, all’ombra del referendum
La guerra in Ucraina è gestita male e sta durando troppo? Questa è la sintesi di quanto affermato dal comandante ceceno, Ramzan Kadyrov, sulle strategie militari russe. È evidente che le due recenti controffensive guidate dall’esercito ucraino nella regione di Donetsk e nell’oblast di Kherson stanno creando tensione all’interno dei vertici dell’esercito russo.
Ma è anche chiaro che le azioni militari, che stanno portando alla riconquista di territori occupati dai russi, sono supportate da attività di sabotaggio verso le nuove organizzazioni amministrative russe, dove operano ucraini filorussi e da pressanti atti di guerriglia urbana. Infatti, nelle regioni meridionali e orientali dell’Ucraina diversi funzionari locali, che hanno scelto di collaborare con le autorità di occupazione russe, sono stati assassinati. Queste esecuzioni seriali stanno scandendo, con ritmo implacabile, i tempi di reazione degli ucraini. Almeno cinque funzionari ucraini filorussi, z, sono stati assassinati in tre occasioni diverse nell’Ucraina meridionale e orientale, una zona – questa – sotto occupazione russa. Queste operazioni sono state eseguite in tempi coincidenti con le controffensive ucraine, probabilmente nel quadro dello stesso disegno strategico teso a disorientare e fiaccare, anche moralmente, l’esercito di Mosca e magari pure Vladimir Putin. Uno di questi attentati diretti al personale ucraino filorusso si è verificato contro il procuratore generale dell’autoproclamata Repubblica popolare di Luhansk (Lpr), Sergei Gorenko. Il funzionario ha perso la vita, insieme al suo vice, nell’ufficio governativo che presiedeva. L’esplosione ha devastato parte dell’edificio, ma soprattutto ha creato uno stato di insicurezza anche in quei luoghi considerati protetti.
La notizia è stata divulgata da fonti ufficiali russe e confermata dal capo della Repubblica popolare di Luhansk, Leonid Passetchnik, che ha definito l’attentato un “atto terroristico”. Una chiara affermazione strumentale, vista la guerra in corso. Contemporaneamente, l’agenzia russa Interfax ha annunciato un altro attentato, che ha procurato la morte di Oleg Boyko, vicecapo dell’Amministrazione russa di Berdyansk, nell’oblast di Zaporijjia e responsabile dei servizi erogati dal Comune nell’ambito dell’amministrazione militare-civile della città, e di sua moglie Lioudmila, responsabile della commissione elettorale territoriale locale, incaricata di organizzare il referendum sull’adesione alla Federazione Russa. La coppia è stata uccisa vicino casa. Le autorità locali accusano Kiev di aver organizzato questi attentati.
Mosca, vista l’insicurezza e l’instabilità generale, in un primo momento aveva posticipato a tempo indeterminato la data delle votazioni, ma subito dopo sono stati comunicati i giorni nei quali ci sarà il referendum per l’annessione alla Russia di alcuni oblast delle regioni occupate, che si svolge tra il 23 e il 27 settembre. Sempre venerdì 16 settembre, secondo l’agenzia russa Ria Novosti, alcuni missili hanno colpito diverse aree sotto controllo russo, uno dei quali ha semidistrutto una sede governativa al centro della città di Kherson, ferendo gravemente il capo del dipartimento del Lavoro e delle Politiche sociali della regione e uccidendo il suo autista. L’agenzia russa Tass ha riferito che, da indagini effettuate dalle autorità locali, i missili che hanno colpito con precisione gli edifici sono i missili M142 Himars, High Mobility Artillery Rocket System, di fabbricazione statunitense. Il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Mykhailovych Podoliak, ha respinto categoricamente che Kiev sia il mandante degli attacchi, accusando, con una comunicazione su Twitter, che il blitz deve essere visto come uno scontro tra i gruppi della criminalità organizzata locale che combattono per le proprietà saccheggiate prima della loro fuga. O come epurazione, da parte della Russia, di testimoni di crimini di guerra.
Comunque, la guerra in Ucraina ha assunto, come era prevedibile, anche l’aspetto più destabilizzante per gli occupanti, che è quello degli attentati interni alle aree controllate. Una guerriglia che colpisce i gangli dell’Amministrazione russa, una resistenza fatta di blitz mirati a eliminare i collaborazionisti considerati traditori della patria. Una precarietà che rende difficile organizzare quelle operazioni di costruzione amministrativa delle regioni sottomesse. Atti che si confondono anche con le numerose vendette o traffici di ogni genere, anche di esseri umani, come la deportazione di minori. E con atrocità di qualsiasi tipo, che portano il livello di insicurezza a stadi decisamente stancanti per i russi. Inoltre, le date comunicate da Putin per il referendum di annessione accentuano le criticità del momento. Così Andriy Yermak, capo dell’Amministrazione presidenziale ucraina, ha scritto su Telegram che l’Ucraina risolverà la questione russa che sarà liquidata con la forza, e che Mosca accelera sui referendum a causa dalla “paura della sconfitta”. Intanto le forze ucraine, dall’inizio di settembre, hanno riconquistato alle forze di occupazione russe migliaia di chilometri quadrati di territorio.
Oltre venti attentati, in questi ultimi mesi, a carico di collaboratori ucraini filorussi. Il sito antiputiniano russo, Meduza, ha computato questi eventi, esaltando il fallimento “dell’operazione speciale”. Una voce dissonate nello spazio della comunicazione russa, ma da ascoltare prima che sia troppo tardi.