di Andrea Stefano Marini Balestra
Nella millenaria storia della Chiesa mai un gesuita fu eletto papa. Qualche ragione ci sarà stata. Ha rotto la tradizione l’attuale Papa. Jorge Mario Bergoglio, il papa venuto dalla “fine del mondo”, cioè dall’Argentina che per gli antichi era il punto più lontano conosciuto. La cautela del Sacro Collegio che per oltre quattro secoli ha aborrito l’ipotesi che un gesuita potesse salire al trono di Pietro è stata rotta.
Se ne vedono le conseguenze.
La Chiesa di oggi, al tempo di Papa Francesco è nella bufera.
Non sembra che il suo attuale reggitore sia in grado di fermarla, anzi, con il recente Concistoro che ha visto la nomina di cardinali a lui vicini, sembra che lo stato di incertezza possa perpetuarsi dopo la sua morte, o rinuncia.
La prassi instaurata da Bergoglio, cioè quella di preparare la sua successione, quindi continuità, è in contrasto con quanto la Chiesa in due millenni ha praticato.
Continuità sarebbe anche il perpetuarsi dopo Papa Francesco di sbandamenti politici della Santa Sede negli ultimi tempi contraddistinti da gaffe internazionali.
Vedasi l’atteggiamento altalenante nei confronti della Russia nella guerra di Putin, quali per es., il commento sulla morte di Darya Dugina (“vittima della guerra”) che ha provocato un mezzo incidente diplomatico tra la Santa Sede ed il governo Ucraino, nonché le incertezze sulla politica mondiale, in particolare di casa nostra, che indicano una disinvoltura nel governo della Chiesa mai in precedenza dimostrata.
Resta nel caos la Santa Sede di fronte ai sinodi delle nazioni, in particolare quello episcopale tedesco, dove vescovi reclamano il sacerdozio femminile e liberalizzazione del celibato dei preti.
Tutti questi dubbi, confusioni ed incertezze non risolte, danno al momento un deludente risultato del papato di Papa Francesco.