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PAPA PIO XII PACELLI DI ONANO DISCENDE DAI RE DI FRANCIA ?

Ipotesi di una fuga su una nave inglese del Delfino di Francia ad Onano passando per Civitavecchia.

di Livio Spinelli

Tra le notizie che emergono su Papa Pio XII, man mano che gli archivi vengono resi di dominio pubblico, c’è quella che riapre il dibattito di una presunta origine francese della famiglia Pacelli. Le voci di alcuni abitanti di Onano – il Comune del viterbese di cui è originaria la famiglia Pacelli – trovano oggi eco in alcuni documenti, in cui si parla addirittura di una discendenza di Eugenio Pacelli – Papa Pio XII, dal Delfino di Francia Luigi XVII, scampato alla ghigliottina dei rivoluzionari francesi e riparato ad Onano, dopo essere stato sbarcato a Civitavecchia da una nave inglese. Sembrerebbe dunque – ma il condizionale è d’obbligo – che  il capostipite dei Pacelli, tramite la famiglia Bosquet di Onano, fu l’anello di congiunzione tra i discendenti del Delfino e il venerabile Papa Pio XII, ormai sulla via della santità. Ad Onano fanno notare che tra i membri della famiglia Pacelli  si ripetono sempre gli stessi nomi: Luigi, Filippo, Delfina, Elisabetta, Eugenio, Eugenia, Maria, Antonietta, di stretta assonanza con i nomi dei reali di Francia.

Ma ecco l’antefatto: tutto inizia nella seconda metà del ‘700 quando la nave inglese Victory, di proprietà dell’armatore scozzese Joseph Denham, si arenò nel porto di Civitavecchia perdendo un costoso carico di Stoffa Olandese destinato alla Camera Apostolica. Il danno fu gravissimo e il Denham ottenne come risarcimento dalla Camera Apostolica l’enfiteusi di Onano con il Castello, il feudo passò poi a sua figlia Carlotta la quale per intercessione della Sede Apostolica, sposò il noto medico pisano, di origine francese, Antonio Bosquet, chirurgo dentista alla corte del re di Francia. E’ in questo periodo che il Castello di Onano venne soprannominato Palazzo Madama, perchè Carlotta veniva chiamata dagli abitanti di Onano: Madame (o Madama). Morta Carlotta il feudo andò in successione per linea maschile agli eredi Bosquet: oggi nel Castello vi ha sede il Municipio. Don Giuseppe Pacelli, prelato della Camera Apostolica, acquistò dai Bosquet un’ala del castello di Onano, dove Eugenio Pacelli trascorreva parte delle sue vacanze estive che alternava ai soggiorni al mare nel Villino di Santa Marinella. Pare che durante la rivoluzione francese il Delfino e futuro Re Luigi XVII – figlio di Luigi XVI e Maria Antonietta – riuscì a scampare alla ghigliottina, venendo sostituito con un altro bambino. Il vero Luigi XVII e alcune famiglie nobili francesi,  potrebbero esser stati portati  in salvo da Antonio Bosquet e da sua moglie Carlotta Denham, su una nave dei Denham battente bandiera inglese, salpata dalla Francia ed approdata al porto di Civitavecchia, nello Stato Pontificio, e da qui fatti riparare prima ad Acquapendente e poi ad Onano. Luigi XVII, ad Onano si “imparentò” coi Pacelli – grandi amici della famiglia Bosquet – da qui la presunta discendenza di Pio XII dal Re di Francia. Una delle fonti da cui traiamo queste notizie è un articolo uscito sul quotidiano MOMENTO SERA, datato Parigi 1950, a firma di Max JACQUARD, con titolo a caratteri cubitali: UN SENSAZIONALE INTERROGATIVO CORRE SUI GIORNALI FRANCESI, PIO XII DISCENDE DAI RE DI FRANCIA ? Nell’articolo si fa menzione di vari documenti, fra i quali un lascito e il Testamento della duchessa Maria Teresa Carlotta di Angoulême alla Santa Sede.

Tale Testamento  potrebbe svelare il mistero del Delfino scomparso durante gli anni  del Terrore e “riapparso ad Onano”, infatti  la duchessa di Angoulême non era altri che “Madame Royale”, figlia di Luigi XVI e Maria Antonietta, sorella del Delfino, riparata in Austria grazie a uno scambio del Direttorio con alcuni Commissari del Popolo, arrestati dagli austriaci. Dell’importanza di questo Testamento per far luce sulle vicende di Luigi  XVII, ne parlò a suo tempo e con dovizia di particolari, anche il giornalista del CORRIERE DELLA SERA, Mario Barino, in un articolo pubblicato nel 1978. Ma veniamo all’articolo di Max Jacquard, che parte da questo interrogativo:  il Delfino di Francia, è veramente morto nel 1795, oppure mani pietose riuscirono a farlo evadere? Il 13 agosto 1792 Luigi XVI, Maria Antonietta furono rinchiusi nella prigione del Tempio e ben presto ghigliottinati, mentre il Delfino, che aveva allora 7 anni fu tenuto solo, invisibile a chiunque in una buia e fetida cella, finché gli stenti, almeno secondo i rapporti ufficiali, lo uccisero. Ma forse le cose non si svolsero secondo le intenzioni dei capi rivoluzionari. Il 7 maggio 1795 il medico delle carceri Jospeh Desault, recandosi dal ragazzo imprigionato nella Torre del Tempio, che avrebbe dovuto essere il Delfino, si meraviglia della mancanza di rassomiglianza del prigioniero con quello che egli aveva in precedenza visitato. Il prigioniero era forse stato sostituito? Il 29 maggio dello stesso anno il medico, preso dai dubbi,  ritorna accompagnato da due altri dottori e la sera stessa invia un rapporto al Comitato di Sicurezza Generale, segnalando che il prigioniero del Tempio non è più Luigi XVII. Il 3 giugno 1795 il dottor Dessault, invitato ad un banchetto, tornato a casa viene preso da vomiti e muore. I due medici che lo avevano accompagnato muoiono anch’essi in settimana, e cinque giorni dopo muore anche il ragazzo rinchiuso in cella. Si era voluto far rapidamente cessare ogni rumore sulla sostituzione del prigioniero e sulla fuga di Luigi XVII? Il Delfino sarebbe stato quindi sottratto ai suoi persecutori? Quando nel 1846 e nel 1895 venne riesumato lo scheletro del ragazzo deceduto nel 1795, si riscontrò che questo poteva appartenere ad un giovane dai 15 ai 18 anni, e non ad un ragazzo di 10 come il Delfino, ciò avvalora i dubbi e le incognite. Ma perché  questa pagina della rivoluzione francese è ritornata oggi di attualità? Perché la soluzione dell’appassionante mistero è forse nel “Testamento segreto” della Duchessa di Angoulême, sorella del Delfino, che lo rimise al nunzio del Papa monsignor Viale, perché venisse aperto solo dopo un secolo. Molti storici pensano che la Duchessa conoscesse la sorte del fratello, e per questo abbia voluto che il suo testamento fosse aperto un secolo dopo la sua morte. La Duchessa rifiutò di prendere in consegna, come le fu offerto, il cuore del fanciullo morto nella prigione del Tempio, e si rifiutò sempre di accostare i numerosi personaggi che dichiaravano di essere il Delfino sfuggito e pretendevano al trono di Francia, probabilmente  perché sapeva che non si trattava di quello del Delfino. Tutto lascia dunque credere che il vero Delfino sia stato sottratto dalla prigione, resta il misterioso problema di che cosa egli sia divenuto. La Francia ha sempre venerato nei Papi di Avignone uno dei suoi più preziosi doni, e il testamento della duchessa di Angoulême appassiona i francesi circa la possibilità che il sangue del Delfino scorra nelle vene di Pio XII. Questo Santo, ieratico, avveduto Pontefice, che con tanta saggezza ha condotto la Chiesa in un epoca tempestosa e difficile, avrebbe dunque nelle sue vene l’antico sangue della monarchia di Francia? I giornali pubblicarono grandi fotografie di Pio XII accanto alle immagini di Luigi XVIII che prese il posto del Delfino scomparso nella restaurazione del 1815, facendo notare tratti somatici e rassomiglianze. La principale prova addotta consiste in una dichiarazione attribuita a Pio VI, in cui questo pontefice nel 1795  avvertiva i cardinali in concistoro segreto che il Delfino era stato consegnato alla Chiesa, la quale fondava su di lui le più grandi speranze per la Francia. Il piccolo Delfino sarebbe stato fin da allora nascosto nello Stato Pontificio e da lui sarebbe derivata – si afferma – la famiglia Pacelli, da cui proviene Pio XII. Il testamento della Duchessa di Angoulême potrebbe far chiarezza su queste voci.

 

 

 

 

 

 

 

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