Viterbo, 12.9.22 – Qualcuno si sarà dimenticato delle disavventure della famiglia romagnola Faddi che era giunta a Viterbo per assistere al Trasporto della Macchina di Santa Rosa. In molti hanno condiviso la loro disavventura: non aver potuto vedere la macchina per la prepotenza di alcuni nostri concittadini che avevano posto sedie e bivacchi sin dal mattino impedendo altri godere dello spettacolo. Anche su queste colonne se ne era riferito. Ma, il sociologo amico prof. Mattioli scrive:
“Caro Direttore,
non sono d’accordo con la famiglia Faddi, che scendendo appositamente dall’Emilia Romagna per vedere la Macchina di S. Rosa, lamenta sostanzialmente tre cose: a) di non aver potuto accedere al percorso perché per terra erano stesi decine di metri quadrati di lenzuola e tappeti guardati a vista da burberi spettatori; b) di aver dovuto vedere la Macchina da lontano; c) di aver atteso lungamente il passaggio della Macchina, che è passata in ritardo “senza rispetto per chi aveva fatto tanti chilometri per vederla”.
Mi si consenta di ribattere ai signori, da cittadino viterbese che pure molto si è speso per ribadire come il sale dello sviluppo della Città debba essere l’accoglienza turistica.
La famiglia Faddi viene dall’Emilia Romagna, organizzatissima regione in fatto di accoglienza. Bene, allora sapranno che per queste manifestazioni popolari di grande impatto emotivo, la cosa migliore, per un esterno, è andare online e prenotare il proprio posto in tribuna. Se uno fa “tanti chilometri” per vedere uno spettacolo del genere, immagino che si documenti preventivamente su tutto; percorso, accessibilità, opportunità, ecc. Se poi uno vuole godere il fascino irresistibile dell’avventura, si accomodi: ma quello che ha trovato a Viterbo, lo ritrova a Nola, a Gubbio, a Sassari, a Siena, a Viareggio e magari anche a Pamplona.
Inoltre, il percorso del Trasporto non era tutto tappezzato di lenzuola e tappeti; arrivando con ampio anticipo (si fa persino se uno ha il posto in tribuna allo stadio…) e documentandosi appena un po’, la famiglia Faddi avrebbe trovato certamente il suo spazio, magari a via Marconi.
Quanto al ritardo, non credo che le operazioni del Trasporto di quest’anno, molto delicate e molto discusse, potessero piegarsi alle esigenze di chi arriva da più di 100 km di distanza e magari ha urgenza di tornare subito a casa propria (o in hotel?).
In conclusione, accertato che la famiglia Faddi viene veramente dall’Emilia Romagna e non da Marte, rispetto alla minaccia di non tornare mai più a Viterbo occorrerà farsene una ragione. Anche perché di questo tipi di turisti, male informati e frettolosi, saccenti e supponenti, la Città – e ogni altra città turistica terrestre- non ne ha bisogno.
Francesco Mattioli”