di Alessandra Sorge
CIVITA CASTELLANA – La nuova impennata dei prezzi del gas, che ieri ha superato quota 280 euro al megawattora (con il costo medio dell’elettricità di oltre 600 euro il Mwh) delinea un quadro sempre più a tinte fosche per il distretto industriale di Civita Castellana. L’onda d’urto del caro energia rischia di abbattersi come uno tsunami su quella che sta diventando una vera e propria emergenza: i costi esorbitanti delle bollette che per molte aziende potrebbero diventare oneri praticamente insostenibili. La situazione sta preoccupando non poco gli imprenditori e tutto il mondo sindacale dell’industria ceramica che alla ripresa dell’attività, e in previsione di una stagione invernale dai contorni incerti, rischiano di fare i conti con bollette da capogiro, praticamente impossibili da sostenere.
A lanciare il grido d’allarme, alcuni giorni fa, attraverso le pagine del Sole 24 Ore, è stato Marco Colacicco, presidente della Mittel, la holding con partecipazioni in tre importanti aziende ceramiche del distretto. Colacicco parla di uno ‘tsunami gigantesco’ che si è abbattuto sull’intera economia europea a partire dal secondo trimestre, per poi focalizzarsi sul mese di agosto, perché se durante l’estate si sperava che il costo del gas rallentasse la sua corsa, in realtà si è verificato un aumento che ha raggiunto 13 volte il costo storico.
E’ proprio durante questo periodo, sottolinea Colacicco, che le imprese energivore (come quelle ceramiche, nello specifico) speravano di ritrovarsi con una situazione parzialmente rientrata, ma che, al contrario, è andata deteriorandosi.
Le conseguenze per le imprese, secondo il noto imprenditore, sarebbero di non facile soluzione: “se la politica non interviene urgentemente con misure di sostegno adeguate, al rientro dalle ferie un imprenditore può vedersi costretto a fermare l’attività oppure continuare ad alzare i prezzi”, ha commentato senza mezzi termini.
Inutile dire che entrambe le soluzioni sono destinate ad avere effetti negativi per l’intero comparto ceramico. La prima in termini di occupazione e recessione, la seconda per l’inevitabile spirale inflazionistica che verrebbe a generarsi.
Incrementare ulteriormente i sussidi pubblici non basta. Le possibili soluzioni, secondo Colacicco, passano da un presa di coscienza delle autorità europee del “gigantesco arbitraggio in termini di competitività con le imprese dei nostri partner strategici, come ad esempio gli Usa, dato che il costo della gestione politica della guerra è ricaduta quasi integralmente sulle aziende europee”.
Lanciando uno sguardo sulla politica nazionale Colacicco lamenta, infine, la sostanziale assenza di questo tema derimente nei programmi di partito e in vista delle prossime elezioni auspica che diventi una delle priorità del nuovo governo nazionale.