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Bonucci: ”Vittima del bullismo a 14 anni”

Il difensore bianconero ha parlato dell'episodio accaduto proprio a Viterbo

Con ”Il mio amico Leo”Leonardo Bonucci dà un calcio al bullismo. Il calciatore viterbese, nella inedita veste di autore di un libro intitolato proprio “Il mio amico Leo“ – scritto in collaborazione con il giornalista Francesco Ceniti – ha voluto affrontare un tema a lui caro, provando a dare coraggio a tanti ragazzi vittime di questo fenomeno purtroppo molto diffuso nelle scuole, ma non solo.

Il protagonista della storia è Andrea, un bambino che viene aggredito e minacciato da un gruppetto di compagni di scuola. E su una questione estremamente delicata come questa, Bonucci ha voluto raccontare la propria esperienza vissuta da adolescente.

C’è un episodio accaduto quando avevo 14 anni di cui non ho mai parlato – ha rivelato il difensore bianconero alla Gazzetta dello Sport – Ero a Viterbo, la mia città, e mi sono trovato in una situazione particolare, minacciato da un ragazzo di due anni più grande. Mi ha spinto e mi ha chiesto di dargli quello che avevo in tasca. Ho avuto la freddezza e il coraggio di non farmi mettere i piedi in testa: sono riuscito a dissuaderlo e a scappare, raggiungendo un gruppetto di amici. L’episodio mi ha segnato, ma ho capito che dovevo crescere: se quel ragazzo mi aveva avvicinato, evidentemente aveva visto in me un punto debole‘.

Un bullo secondo me ha qualcosa che manca dentro di sé, fa così perché ha vissuto una situazione di difficoltà – prosegue ancora Leonardo -. Spero che il libro sia di aiuto anche per chi cerca di violentare fisicamente o psicologicamente un’altra persona. Io cerco sempre di far capire ai miei figli che devono parlare di qualsiasi cosa a casa. Che sia una cosa fatta bene o male, è giusto affrontare il dialogo con i genitori, con i nonni, con le persone di cui si fidano. Altrimenti diventa facile chiudersi, smettere di frequentare alcuni posti e complicare le cose. Lo sport aiuta tanto: se sei bravo, il gruppo ti accetta e questo aiuta a essere più sicuri. Io ad esempio da piccolo ero timido, faticavo a chiedere le cose‘.

Prima di chiudere l’intervista, un ringraziamento alla società bianconera per avergli conferito il ruolo di capitano in questa stagione. ”La fascia di capitano spinge a dare di più. Sono grato al presidente e a Sarri per aver scelto me, è stata una dichiarazione di stima importante, la chiusura di un cerchio dopo la parentesi al Milan”.

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