GALLESE – Si è presentata a Gallese nel centro di accoglienza dove vive il ragazzo, dopo aver preso il pullman da Valentano, convinta di portargli una delle più belle notizie di sempre.
”Amore, sono incinta”, ma lui non l’avrebbe presa affatto bene. E così l’inizio di un’animata discussione finita, poi, alle mani.
Per quell’aggressione dello scorso maggio, la giovanissima Juliet, 21 anni appena e già un passato difficile alle spalle, è stata condannata a tre mesi di reclusione e al pagamento di tutte le spese processuali. Ma non solo, all’indomani dell’aggressione per cui entrambi, sia lei che l’ormai ex fidanzato sono finiti in ospedale, la ragazza è stata allontanata dal centro di accoglienza. E così, da mesi ormai, sarebbe costretta a vivere in strada, sfamandosi alla Caritas, in attesa di ottenere il riconoscimento di rifugiato politico.
Un’assoluzione avrebbe potuto garantirle in rientro nel centro di Valentano, ma così non è stato: per il giudice Giacomo Autizi la ragazza avrebbe volutamente colpito il fidanzato, ”molto più magro e mingherlino di lei”, come sottolinea l’accusa, perché accecata dalla rabbia per il rifiuto.
Ad avvisare i carabinieri, immediatamente intervenuti sul posto, alcuni testimoni.
”La ragazza è stata trovata avvinghiata al giovane, mentre lo colpiva con calci e pugni – ha spiegato in aula il pm durante la discussione – per terra c’era anche un coltello da cucina che sarebbe stato usato per tentare di ferirlo”.
E nonostante non siano state riscontrate tracce ematiche sulla lama e il giovane non avesse neppure un taglio, è arrivata la condanna.
Juliet piange in aula. Disperata e palesemente dispiaciuta per quanto accaduto.